Borisov vince per un soffio in un’elezione alla quale ha partecipato solo il 53% degli aventi diritto. Manca una maggioranza, il Paese sembra ingovernabile. Si pensa a un governo tecnico
Il “voto bulgaro” non c’è più. Tra accuse di brogli elettorali e un’affluenza alle urne ai minimi storici il partito conservatore bulgaro, Gerb, è stato riconfermato, ma avendo vinto con solo il 31% dei voti e, senza una reale maggioranza, rischia di lasciare il paese all’ingovernabilità.
Il partito dell’ex Premier, nonché ex wrestler, Boiko Borisov, è arrivato primo per un manciata di voti, che si traducono in Parlamento in 99 seggi su 240. Manca una chiara maggioranza e, soprattutto, quando si contano i seggi conquistati dal partito di opposizione socialista, sembra quasi un pareggio: 86, con il 27% dei voti.
Senza vinti o vincitori, uno stallo che ricorda il caso italiano, serve un piano B e già si pensa alle coalizioni possibili. Sono solo altri due i partiti che hanno superato la soglia del 4% di voti: i nazionalisti di Ataka, con il 7% e i bulgaro-turchi del Movimento per i diritti e la libertà, con il 10%. Sono poche le combinazioni possibili e poco è lo spazio per la fantasia.
Il partito nazionalista ha già dichiarato di non avere alcuna intenzione di allearsi col Gerb. Resta, così, una sola opzione che vede una larga, anzi larghissima, coalizione nell’opposizione.
I socialisti, come anticipato da Kornelia Ninova, una delle esponenti chiave del Partito, sono aperti a negoziare un’alleanza con i bulgaro-turchi, come già accaduto in passato, e, poiché questa mossa, non basterebbe comunque ad avere un numero il numero di seggi necessari per la maggioranza, si parla di un’ulteriore alleanza con Ataka.
L’idea, per ora, è di proporre, non un volto nuovo, ma di formare un governo tecnico, guidato, magari, dall’economista, ex ministro delle Finanze, Plamen Oresharski.
Se il mancato raggiungimento di una maggioranza lascia a desiderare, la situazione appare ancora peggiore se si guarda all’affluenza alle urne: “la più bassa nella storia delle elezioni parlamentati bulgare”. Ancora prima che arrivasse la conferma dei voti dalla Commissione elettorale centrale l’europarlamentare e Presidente dell’Alde, Graham Watson, aveva già commentato le elezioni come: “una giornata nera per la democrazia”. Riferendosi, non solo alla bassa partecipazione, ma anche agli scandali che hanno segnato le votazioni.
Qualche giorno prima le autorità bulgare avevano sequestrato 350mila schede elettorali, stampate in una tipografia nei pressi di Sofia, di proprietà di un consigliere comunale appartenente al Gerb. Il numero delle schede superava quello stabilito dalla legge.
A questo hanno fatto seguito accuse di brogli elettorali, non sono mancate le manifestazioni nella capitale e, sulla stampa bulgara, si legge del ritrovamento di una bomba nella macchina di un candidato socialista, il giorno prima delle elezioni.
La Commissione europea a preferito non commentare i risultati non ancora ufficiali, ma ha ricordato che, sul campo, c’erano osservatori internazionali e che non hanno riscontrato irregolarità.
Camilla Tagino