La riforma dovrebbe riguardare i conti dei cittadini Ue nel Paese elvetico e in altri paradisi fiscali
Il no dei due Stati alla revisione delle regole mette le autorità di Berna nella posizione più forte
La buona notizia è che il Consiglio europeo ha dato il via libera alla Commissione europea per negoziare, con i paradisi fiscali europei extra-Ue, accordi per il libero scambio di informazioni sui depositi delle persone fisiche non residenti in quei Paesi (Andorra, Liechtenstein, Monaco, San Marino e Svizzera). La cattiva notizia è che non c’è l’unanimità per procedere con la modifica delle regole comunitarie in materia di lotta al segreto bancario: Austria e Lussemburgo si sono messe di traverso, negando il voto. La riunione dell’Ecofin consegna alla Commissione europea una patata più che bollente: discutere con Paesi terzi che fanno del segreto bancario il loro tradizionale punto di forza in rappresentanza di un’Europa che non riesce a mettersi d’accordo sullo stesso tema. Il commissario per la Fiscalità e l’unione doganale, Algirdas Semeta, promette di fare “tutto il mio meglio per arrivare ad un accordo”, ma l’Ue si presenta debole e poco credibile. Non a caso Semeta si dice “deluso” dall’esito del meeting di oggi. “Non posso dire che oggi si sia risposto in pieno a tutte le aspettative della riunione dell’Ecofin”. Di buono, come detto, c’è che dopo due anni gli Stati membri hanno conferito il mandato negoziale all’esecutivo, ma di nefasto c’è l’immagine che i ventisette danno di sé: disuniti alla meta.
Del nodo della discordia si discute dal 2008. Si tratta della direttiva risparmi, che prevede lo scambio automatico tra Paesi membri delle informazioni sugli interessi versati alle persone fisiche non residenti. Uno scambio di informazioni che non si applica alle società, e che copre i redditi derivanti da pagamenti di interessi anche da depositi bancari, titoli pubblici, investimenti nei fondi che riguardano più del 25% degli asset in titoli di debito. Le modifiche che si vorrebbero a Bruxelles contemplano l’estensione della direttiva a tutti i risparmi e prodotti finanziari che generano interessi, inclusi i contratti di assicurazione sulla vita, fondazioni e società di investimento fuori dell’Ue che ricevono reddito per i benefici a persone residenti in uno Stato membro.
Un desiderio non avvertito però a Lussemburgo e Vienna, che già non applicano lo scambio di informazioni e che non intendono, per ora, modificare i propri sistemi. I due Paesi però sono soli contro il fronte crescente di quelli che invece sostengono l’iniziativa per la promozione dello scambio di informazioni. A favore sono in 16 tra cui Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Spagna. Ma il dibattito non si esaurisce qui: la settimana prossima il tema sarà affrontato dai capi di Stato e di governo in occasione del vertice del Consiglio europeo.
Renato Giannetti