Mercoledì mattina, direzione Lione, festival Les Nuits Sonores.
Il posto di ieri era uno di quei posti da vedere, uno di quei posti che quando li vedi, ti viene da pensare che c’è della gente che c’ha voglia di fare di fare delle cose.
La cosa bella, abbiamo dormito tutti e cinque nella loro sala prove davanti al locale, coi materassi per terra, io ad esempio ho dormito vicino al timpano della batteria.
Vi starete chiedendo cosa può esserci di così bello alla nostra età a dormire per terra in sala prove.
Ecco, adesso ve lo spiego, cioè non ve lo spiego ma vi faccio un paragone.
Cinque sei anni fa, con un altro gruppo che si chiama WAH Companion, eravamo in tour e abbiamo fatto una data in Toscana.
Abbiamo dormito nella sala prove del locale, coi materassi per terra, ma quella volta non era stato bello, era stato brutto, tanto brutto che alla fine non ci siamo neppure fermati a dormire, siamo tornati a casa in Piemonte direttamente senza passare dal via, pur di non dormire nella sala prove del locale.
Vi starete chiedendo dove sta la differenza.
Ecco, adesso ve lo spiego, cioè non ve lo spiego ma vi faccio un paragone.
Quella volta là, quella brutta, io non mi arrabbio mai, ma quella volta là mi sono arrabbiato per bene, io non litigo mai, ma quella volta là sono stato un’ora a litigare con questi signori.
Lì c’erano dei materassi buttati per terra in una sala polverosa.
Ieri quando quest’altro signore mi ha portato a vedere la sala, mi ha fatto notare che la sala era pulita, e che ogni materasso non era appoggiato per terra, voglia scusarmi l’editore, non era appoggiato per terra così alla cazzo di cane, ma era rialzato da un palchetto di legno, aveva le lenzuola pulite, il piumino col copri-piumino pulito, il cuscino con la federa pulita.
Mi ha fatto vedere la stanza col WC, la stanza con la doccia e la stanza della colazione, dove alle otto di questa mattina ci aspettavano dei pani al cioccolato ancora caldi appena sfornati dal panettiere del paese.
Il tutto in mezzo ai loro uffici.
Quella volta là invece, quella brutta, non era stato neppure tanto il fatto che il materasso fosse appoggiato per terra, voglia scusarmi l’editore, fosse appoggiato per terra così alla cazzo di cane, ma il fatto che i gestori volessero chiudere a chiave la parte di struttura che conteneva, oltre al loro magazzino, il bagno.
Insomma io avrei dovuto, secondo loro, andare a letto e svegliarmi il giorno dopo utilizzando le trucide turche sporche luride da fine serata, e lavarmi la faccia in un lavandino piccolo così tappandomi il naso.
Io non sono uno schizzinoso, anzi, molti dicono che sono un punkabbestia, e ve l’assicuro, quella situazione era improponibile, tanto da farmi imbestialire, da farmi rimettere le chiappe sul furgone e tornare dritto a Torino rischiando la vita.
Nessuno di questi signori, quelli della volta brutta, voleva prendersi la responsabilità di lasciarci le chiavi dell’ufficio per andare a fare la pipì, la popò e lavarci la faccia. Che pare strano dirlo, ma anche i musicisti fanno la pipì e la popò, e ogni tanto, si lavano anche la faccia.
Ma pur essendomi preso la responsabilità di pagare in caso di danni o smarrimenti, nessuno di questi signori, guardandomi negli occhi e sentendo le mie preghiere, si è preso la responsabilità di lasciarmi le chiavi del magazzino.
E ieri?
Ieri niente, le chiavi del posto non c’erano e basta.
La porta era sempre aperta.
Ru Catania