Al nord del Paese cresce l’insofferenza per il Royaume “antidemocratico e anacronistico”. Contestata l’esenzione dal fisco della casa reale “mentre la gente scava nelle proprie tasche”. Si chiede che “il ruolo del nuovo Re sia solo rappresentativo e non politico”
Il passaggio di corone che in Olanda ha portato il giovane Willem – Alexander a prendere il posto della ormai Principessa Beatrice deve aver ispirato non poco gli antimonarchici fiamminghi che approfittano del possibile – e sempre più caldeggiato nell’ultimo periodo – cambio di trono in Belgio per chiedere una revisione delle competenze e del ruolo del Re.
I rappresentanti dei cinque principali partiti fiamminghi, sollecitati dal settimanale belga Knack hanno indirizzato, allora, al Principe ereditario Filippo una lettera dai toni aspri e lapidari. Il più “caldo” è sicuramente Bart De Wever, il leader dell’N-VA, la Nuova Alleanza fiamminga indipendentista e repubblicana. In trepidante attesa per l’abdicazione di Re Alberto II, De Wever coglie l’occasione del fatto che Principe Filippo stazioni ancora nella sala d’aspetto del potere per spingere quella “riforma della monarchia che tutti i partiti fiamminghi auspicano da tempo ma che è sempre finita nel dimenticatoio”.
A pesare è, innanzitutto, l’insofferenza per le finanze del Re: esente dal pagamento di dazi, tasse e IVA mentre la gente comune “scava profondamente nelle proprie tasche per sostenere la nostra economia” scrive De Wever. La nomina del nuovo sovrano sarebbe allora “l’occasione ideale per chiarire la questione finanziaria tracciando un bilancio reale trasparente e soggetto al controllo esterno della Corte – poiché i cittadini hanno il dovere di sapere quanto si paga per il loro governo – e cancellando le misure di esenzione fiscale prima di tutto”.
Ma il vero nocciolo della questione pare essere piuttosto il ruolo politico del Re che prende parte a negoziati e decisioni senza essere mai stato eletto direttamente dal popolo: questo fa della monarchia, secondo De Waver, un’istituzione fondamentalmente “antidemocratica” dal momento che “non vi è alcun controllo democratico della funzione politica del Re.”
“Se abbiamo ancora bisogno di un nuovo Re” aggiunge il leader fiammingo “credo che il suo ruolo dovrebbe essere limitato a quello puramente cerimoniale”. Ma ciò non basta, la monarchia belga è un sassolino nella scarpa dei politici del nord che la vorrebbero quasi del tutto esautorata. Altre funzioni dovrebbero, infatti, essere “asportate” come la firma di leggi e decreti reali giudicata procedura costosa e che richiede tempo. Un esempio per tutti: “lo scorso anno L’Air Force belga del Re Alberto è stato mobilitato otto volte per portarlo a firmare atti: ciò è costato 60.000 euro” si legge nella lettera.
I toni degli altri partiti fiamminghi – ben lontani dalle voci più moderate che abitualmente provengono dai partiti francofoni – non sono meno polemici. Wouter Van Besien, il presidente dei Groen, i Verdi del Nord, dissuade direttamente Filippo dall’interessarsi di politica: “Riconoscilo, il potere politico che ricevi perché sei, per caso, figlio di tuo padre, è d’altri tempi. Non sarebbe ora di finirla con questa reliquia?”. Sulla stessa linea l’attacco di Wouter Beke, il Presidente dei democristiani di CD&V che qualifica la monarchia come “un anacronismo, un resto di un tempo nel quale il potere si trasmetteva per eredità e non per elezioni democratiche”. E se c’è chi proprio non vuole saperne dell’istituzione regia, c’è anche chi, come il Presidente liberal – democratico della LDD, Jean – Marie Dedecker, riguardo ad una eventuale soppressione del Re ammette che “La nostra casta politica non è ancora matura per ciò.” Consigli più miti ad una monarchia considerata troppo lontana dal popolo vengono da Gwendolyn Rutten, rappresentante del VLD, l’ala fiamminga del partito liberale belga “non seguite semplicemente la tradizione, imparate a conoscere meglio il popolo.”
Loredana Recchia