Ieri era lunedì, ed era uno di quei giorni che tecnicamente in tour si chiamano day-off, ovvero un giorno di pausa, un giorno buco, un giorno senza concerto.
Amati e temuti al tempo stesso, essi permettono, in ordine sparso:
– il riposo del guerriero
– la scoperta di nuove città mediante struscio nella piazza principale
– la visita ad improbabili parenti che non sapevi di avere
– il rinpinzo spudorato con pietanze tipiche pesantissime
– l’acquisto di calzini nuovi, che quelli nel borsone hanno ormai finito il primo giro e in alcuni pericolosi casi pure il secondo, raggiungendo così lo stato croccante
– l’inevitabile sperperamento monetario della somma guadagnata con la data precedente
– A seconda delle zone, l’eventuale svuotamento parziale o totale del furgone da parte della criminalità organizzata, o in alternativa la sosta in parcheggio custodito con pagamento di una gabella pari alla somma guadagnata il giorno successivo, e relativo incastro in discesa del tetto del furgone all’ingresso del garage con irreparabile danno alla carrozzeria.
Capite bene come queste giornate buche siano spesso una questione controversa.
Ad ogni modo, quello di ieri è stato un day-off un po’ farlocco, avendo suonato a Bruxelles domenica, è stato un day-off giocato in casa, quindi niente rimpinzo né acquisto di calzini o svuotamento del furgone.
Questa mattina siamo partiti alle otto da casa, direzione Mons a prendere il furgone.
Suoniamo in Francia all’Alternat Diff di Hericourt, che non so neppure bene dove sia, ci guardo appena trovo una connessione.
Ora sono quasi le due, in teoria abbiamo il sound-check tra un’ora e mezza, diciamolo chiaramente, non ce la faremo mai.
A domani, anche se i caratteri sono solo 1750.