Il presidente: “Prima valutazione su flessibilità sta alla Commissione che poi ci farà proposta”
Al Parlamento ha riferito sulla crisi cipriota: “Il programma è un’opportunità per il Paese”
L’Eurogruppo di giugno discuterà l’eventualità che l’Italia possa avere più tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio richiesti da Bruxelles. È quanto ha spiegato a eunews.it il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem a margine dell”audizione in commissione Problemi economici del Parlamento europeo. “È la Commissione che ci deve dire se un Paese ha bisogno di più o meno tempo, questo vale per il mio Paese e per tutti gli altri Paesi.” ha dichiarato Dijsselbloem che ha poi specificato: “La proposta della Commissione arriverà alla fine di maggio e noi la discuteremo nell’Eurogruppo di giugno”.
Con gli europarlamentari ha fatto il punto della situazione sul caso Cipro. Per Dijsselbloem “il programma aggiustamento macroeconomico è stato portato a compimento con successo” tenendo conto “delle circostanze davvero straordinarie che hanno portato alla richiesta di assistenza” da parte del governo di Nicosia. Non solo, a suo avviso “questo programma di aggiustamento è un’opportunità per riportare l’economia del Paese sulla giusta strada, un’opportunità che non possiamo perdere”.
A marzo si era trovato un accordo per concedere un prestito da 10 miliardi di euro al 4% a Nicosia per aiutarla a superare la crisi del suo settore bancario, in cambio l’isola si era impegnata a un programma di consolidamento dei conti con riforme e privatizzazioni. E soprattutto a una ristrutturazione dei due maggiori istituti del Paese, la Laiki e la Bank of Cyprus i cui conti oltre i 100mila saranno tassati fino al 30% per recuperare gli altri circa 10 miliardi necessari a mettere in sicurezza lo Stato. “L’onere doveva essere posto su qualcuno – ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo – non potevamo lasciarlo sul governo. Alcuni hanno pensato di farlo ricadere su tutti i depositi, come richiesto dal primo piano (poi bocciato dal parlamento nazionale, ndr). Invece si è deciso di penalizzare investitori e correntisti non assicurati”. È stato giusto? “Per me sì, difendo questo metodo” ha affermato con convinzione.
La crisi è stata generata da una gestione spericolata del settore bancario dell’isola i cui asset erano ben superiori all’intero Pil nazionale. “Il settore puntava a redditi elevati e per farlo correva alti rischi, non è un caso che investissero tanto nelle banche e nel debito greco”, il tutto senza una corretta supervisione degli organi competenti a livello nazionale. Questo vuol dire che la crisi se la sono cercata e quindi “non devono avere diritto a compensazioni” di sorta.
Per evitare che i rischi si ripetano in futuro per Dijsselbloem non resta che “uscire dalla gestione emergenziale” e mettere al più presto in campo i meccanismi di unione bancaria che avrebbero potuto evitare la catastrofe. “Se ci fosse stata la supervisione della Bce già anni fa tutto questo non sarebbe successo” ribadisce. Ma su quali altri provvedimenti debba prendere l’Ue per rafforzare la sua stabilità e la sua economia l’olandese non si è sbilanciato troppo anche se incalzato dalle domande dei deputati. Su sue punti però è uscito dal suo rigore ‘istituzionale’ per lasciare intendere chiaramente il suo pensiero. Il primo è che l’unione monetaria va bene, ma non deve diventare unione di bilancio. “Il bilancio dell’Eurozona è un qualcosa di cui si parla, e su questo ci sono posizioni diverse. La mia opinione è che non deve essere un surrogato all’affrontare i problemi delle nostre economie” ha affermato il presidente specificando che “il bilancio della zona euro non può costituire un’alternativa” alle riforme e alle politiche pro-crescita e di correzione degli squilibri macro-economici. Il problema secondo lui è che “non tutti fanno il possibile per rimanere competitivi”.
E parlando di bilancio l’Aula gli ha anche chiesto se non ritiene che un provvedimento come il Fiscal Compact potrebbe essere utilizzato come una fonte di introiti per Bruxelles. Anche qui Dijsselbloem è stato chiaro, pur premettendo di parlare “come ministro dell’Economia” del suo Paese: “La tassa sulle transazioni finanziare, per come è stata proposta, colpirà nostri fondi pensione perché inciderà sulle transazioni che loro stessi fanno” e non è per questo accettabile. Inoltre l’olandese ha specificato che se pure deve essere introdotta “i suoi proventi non devono essere europei ma devono tornare a parlamenti nazionali”. E su questo Dijsselbloem promette battaglia: “Noi siamo interessati a questo strumento e siamo disposti a parlarne, ma abbiamo condizioni piuttosto severe”.
Alfonso Bianchi