Anders Fogh Rasmussen e Mario Mauro in audizione al Parlamento europeo per preparare il consiglio dell’Ue di dicembre: “Superare le logiche nazionali”
Si danno il cambio a pochi minuti di distanza. Siedono davanti alla Commissione Sicurezza e difesa del Parlamento europeo nei loro diversi ruoli: segretario della Nato uno, neo ministro italiano alla Difesa l’altro. Eppure su molti punti le parole di Anders Fogh Rasmussen e Mario Mauro, entrambi oggi a Bruxelles per l’audizione dedicata alla preparazione del vertice europeo di dicembre sulla politica di difesa Ue, ci sono molti punti in comune. A partire dalle forti preoccupazioni sul continuo calo delle risorse che gli Stati membri decidono di dedicare alla difesa. “Permettetemi di essere franco – va dritto al punto Rasmussen – se le nazioni europee non decidono di investire in sicurezza tutti i bei discorsi su una politica europea di difesa saranno solo aria fritta”. Con conseguenze pesanti: “Se non ci sono altre capacità che accompagnano la diplomazia l’Europa non sarà né credibile né influente”, prevede il segretario Nato. In sostanza: “Il declino continuo del bilancio alla difesa europea avrà come risultato il declino del ruolo del nostro continente sulla scena mondiale”. La richiesta della Nato è chiara: basta tagli, si ricominci a investire in difesa appena ci sarà un po’ di ripresa e nel frattempo si usi meglio ciò che si ha.
Una richiesta che almeno il governo italiano sembra avere intenzione di appoggiare in pieno, visto che Mario Mauro, che davanti all’europarlamento garantisce un “governo europeista”, lancia esattamente lo stesso allarme: la riduzione dei budget militari nazionali rischia di portare ad una “erosione di capacità operative che le consentono all’Europa autonomia d’azione”. Il ministro italiano, citando i dati dell’Agenzia europea di difesa, ha evidenziato come nel 2010, i 26 Paesi presi in esame abbiano investito “appena” 34 miliardi di euro in acquisti di sistemi ed equipaggiamenti e poco più di due miliardi complessivamente in ricerca.
Insomma, “nessuno singolarmente può considerarsi autosufficiente per la difesa”, per questo, per ottimizzare le scarse risorse, suggerisce Mauro, occorre invertire il “rallentamento che sta subendo il processo di approfondimento dei legami in tema di difesa tra Paesi membri”. Secondo il ministro italiano occorre una “capacità di difesa solida e integrata”, anche perché “un’Europa più forte e più unita militarmente non può che rafforzare la Nato stessa”. Ne è convinto lo stesso Rasmussen che, pur senza arrivare a incoraggiare la nascita di una forza militare comune dei 27, si dice favorevole a una difesa europea rafforzata, a patto che si traduca in un’organizzazione forte e non soltanto in nuova burocrazia.
Su questi temi si deve incentrare il consiglio di giugno, in cui Mauro invita a “non traccheggiare”. In quella sede “servirà la capacità di vedere che l’Europa si risolve in modo europeo” incoraggia. E se passerà questa visione “mai così tanti dovranno così tanto a così pochi”. Anche la Nato spera che in quell’occasione si trovi la “volontà politica” di usare al meglio le risorse: “dovrà essere la vetrina di un’Europa non solo capace di agire ma disposta a farlo”, invita Rasmussen: “Nutro fiducia che saremo all’altezza della sfida perché lo dobbiamo ai cittadini. Dobbiamo dare loro la sicurezza migliore che si possa comprare”.
Letizia Pascale