Gli ambientalisti lanciano una sottoscrizione per chiedere che il Consiglio trovi un compromesso con il Parlamento: “Lo sfruttamento eccessivo sta uccidendo l’habitat marino”
Troppi pescherecci, poco pesce. Il problema è ben noto in tutta l’Europa: le risorse ittiche vengono sfruttate al massimo per aumentare i profitti ma gli effetti sull’habitat marino sono devastanti. Non solo. Se il dato ambientale non fosse sufficiente, basta fare una botta di conti. Il ritmo insostenibile dello sfruttamento fa si che le scorte nazionali si esauriscano sempre prima, costringendo l’Europa a dipendere dalle importazioni per il proprio fabbisogno di pesce. Una situazione che porta perdite economiche non trascurabili.
Dal 2011 cittadini, pescatori e imprese sono impegnati per affrontare la situazione e a febbraio è arrivata quella che era sembrata una vittoria storica: il Parlamento europeo ha approvato a grande maggioranza una riforma ambiziosa per per fermare la pesca intensiva. La battaglia però non è finita. Ora tocca ai ministri della pesca dei vari Paesi approvare le proposte del Parlamento e da parte di alcuni Stati, tra cui Francia, Spagna, Polonia, Lituania, Grecia e Romania non mancano le resistenze, che stanno rendendo complicato trovare un terreno comune con il Parlamento su alcuni punti chiave della riforma.
Per questo un gruppo di associazioni ambientaliste tra cui Greenpeace, Wwf, BirdLife International, Fish Fight, Ocean2012, Oceana e Paint a fish stanno chiedendo ai cittadini dei 27 Stati membri di sottoscrivere un appello rivolto ai ministri della pesca dei propri Paesi. L’invito è quello a “salire a bordo” per fermare la bancarotta dei nostri mari, lasciando che gli stock ittici si rigenerino. La riforma, ricordano le associazioni, “capita solo ogni dieci anni, questa potrebbe essere la nostra ultima possibilità per promuovere una pesca sostenibile”.
“In Europa – chiedono – abbiamo bisogno di nuove leggi sulla pesca che permettano agli stock ittici di rigenerarsi, che favoriscano la pesca sostenibile, che evitino gli scarti di pesca, che mantengano i prelievi entro limiti sostenibili e che mettano fine ai sussidi a pioggia e che mantengano i posti di lavoro del settore”. Alcuni giorni fa l’equipaggio della «Arctic Sunrise» di Greenpeace ha intercettato nel canale di Sicilia una coppia di imbarcazioni che usano reti a strascico semipelagiche per la pesca delle acciughe e delle sardine e ha messo in atto un’azione di disturbo.
Per l’Italia si guarda con speranza al neo ministro Nunzia De Girolamo. “Le sfide che dovrà affrontare saranno tante e importantissime” ammette il responsabile mare di Wwf Italia, Marco Costantini. “Ci auguriamo – aggiunge – che il Ministro confermi la linea, assolutamente condivisibile, sin qui seguita dal suo predecessore in favore della pesca sostenibile”.
Letizia Pascale
Per saperne di più:
– Il sito con l’appello da sottoscrivere
Guarda il video dell’azione della Artic Sunrise nel canale di Sicilia