Elogiato da Van Rompuy e Barroso, il nuovo capo del governo “strappa” la garanzia del Consiglio Ue per una maggiore flessibilità. Ma dovrà rispettare i patti fatti da Monti
“Torno a Roma ottimista, più ottimista di quando sono partito”. A fare il bilancio della due giorni europea di Enrico Letta è lo stesso presidente del Consiglio, al termine di un giro che lo ha visto prima a Berlino da Angela Merkel, poi a Parigi da François Hollande, e infine a Bruxelles da – nell’ordine – Elio Di Rupo, Herman van Rompuy e Josè Manuel Barroso. Due giorni per farsi conoscere dai leader più influenti, due giorni per accreditarsi presso le cancellerie europee di maggior peso strategico e presso l’Unione europea, che Letta conosce già in quanto ex-deputato europeo (lo fu dal 2004 al 2006, prima di tornare a Roma per ricoprire l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il governo Prodi). Un tour appena iniziato, che continuerà la prossima settimana con il viaggio di lunedì a Madrid, dove incontrerà il premier spagnolo Mariano Rajoy, e con l’incontro a Roma col presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. Intanto Letta ha conquistato Bruxelles, innanzitutto per l’impegno e la determinazione europeisti portati nella capitale dell’Ue. “La visita a Bruxelles subito dopo il voto di fiducia sono il chiaro segno dell’impegno del primo ministro e del suo governo a continuare a lavorare in stretta cooperazione con l’Unione europea”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, si è detto “molto impressionato dall’impegno europeo del nuovo presidente del Consiglio”.
Letta ha ribadito a tutti quanti, da Merkel a Hollande, da van Rompuy a Barroso, qual è la posizione italiana: pieno rispetto degli impegni presi, ma più politiche per la crescita. “Ho confermato l’impegno di rimanere e continuare negli impegni presi dal precedente governo”, ha scandito Letta. L’Italia intende farlo senza chiedere deroghe, perché “rispetto agli altri paesi abbiamo un grosso debito pubblico sulle spalle, e questo fa la differenza”. Per questo “il nostro lavoro avverrà entro i confini stabiliti”. Ma al tempo stesso Letta ha posto l’accento sulla necessità di “mandare un segnale ai cittadini europei con prossimo vertice del Consiglio europeo di giugno”, attraverso “misure sociali, soprattutto di lotta alla disoccupazione giovanile”. Un concetto già espresso in occasione del suo incontro col primo ministro belga. A Di Rupo Letta ha detto che “servono misure importanti e nuove per la crescita”, un pensiero condiviso sia con van Rompuy sia con Barroso. “Se i cittadini percepiscono che l’Europa è solo lacrime e sangue – ha avvertito – ci sarà un problema democratico, con le nostre opinioni pubbliche che si ribelleranno”. Su questo, ha spiegato Letta, “ho visto come a Berlino, Parigi e Bruxelles, ci sia una consapevolezza che ci accomuna”. E’ per questo che “torno a Roma ottimista, più ottimista di quando sono partito”.
Non è solo per questo motivo. Letta potrebbe vantare già una vittoria politica e diplomatica: per la prima volta a Bruxelles si parla di flessibilità per il nostro paese. Ne ha fatto accenno van Rompuy ieri sera, al termine della cena con il premier italiano nella residenza dell’ambasciatore presso l’Ue Ferdinando Nelli Feroci. Il Presidente del Consiglio europeo ha assicurato “il sostegno all’Italia nella promozione di crescita e occupazione facendo pieno uso della flessibilità esistente, pur mantenendo la sostenibilità finanziaria come elemento principale” delle politiche nazionali ed europee.
Renato Giannetti