Nell’Unione l’utilizzo di fonti verdi è del 13% mentr il nostro Paese si ferma per ora all’11,5%
Dovremmo imparare da Stati come Svezia e Norvegia che (senza il nostro sole) sono al 47 e 64%
L’11,5% di tutta l’energia consumata dagli italiani nel 2011 proveniva da fonti rinnovabili, una percentuale non molto alta ma comunque più del doppio rispetto al 2004, segno che, seppur non a ritmi velocissimi, ma qualcosa comunque si sta muovendo. È quanto rivelano le cifre pubblicate da Eurostat, l’Istituto di statistica europeo, cifre che, se guardate nell’insieme dei 27 Paesi membri, mostrano come nel consumo verde siamo sotto la media del 13%.
Basta cambiare il punto di vista, però, e l’Italia non sembra più così inconcludente. Dal 2004, quando era al 4,9%, l’Italia non ha fatto che aumentare l’utilizzo di energie rinnovabili, avvicinandoci sempre più al proprio obiettivo: il 17% nei prossimi 7 anni. Il target è quello richiesto dalla Strategia Europa 2020, che ha assegnato a ogni Stato membro un obiettivo tenendo conto sia delle cifre di partenza, sia del potenziale energetico, che delle performance economiche. L’obiettivo complessivo europeo della strategia è, ovviamente, del 20%.
Se per noi il traguardo non è lontano, c’è chi, ad oggi, l’ha già addirittura superato: si tratta dell’Estonia che, con il 25,9% nel 2011 e un target del 25%, è stata la prima a tagliare il traguardo. Questa è, così, la migliore del gruppo di virtuosi, insieme alla Svezia, con il 46,8% su un obiettivo di 49%, e la Lituania, con il 33,1% su un target del 40%. Per non parlare della Norvegia (Paese non Ue) che ha addirittura una percentuale di rinnovabili del 64,7% e mira al 67,5%. Fortunatamente ci sono questi pochi nordici ad alzare la media europea, perché altri Paesi, come Malta (0,4% su 10%) e Lussemburgo (2,9% su 11) dovranno impegnarsi ancora molto per migliorare le loro performance sulle rinnovabili.
Camilla Tagino
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