La Commissione propone misure per assistere coloro che vivono in un diverso Stato membro
Andor: “La libera circolazione è un principio fondamentale, una soluzione vincente per tutti”
L’Ue vuole rendere più facile la vita ai cittadini che decidono di andare a vivere in uno Stato membro diverso da quello in cui sono nati. La Commissione europea ha proposto oggi misure atte a garantire una migliore applicazione della normativa Ue in materia di diritti dei cittadini a lavorare in un altro Stato membro, facilitando nella pratica l’esercizio dei loro diritti. Un provvedimento che influirebbe sulla vita di non poche persone se pensiamo che attualmente il 3% della forza lavoro comunitaria, ossia 9,5 milioni di persone, vive e lavora in un altro Stato membro. Altri 1,2 milioni di persone vivono in un Paese dell’Ue, ma lavorano in un altro. Eppure le persone desiderose di lavorare in un’altra nazione sono spesso prive di protezione e di informazioni nello Stato ospitante e possono incontrare difficoltà nell’accedere a un posto di lavoro piuttosto che ai benefici sociali. Attualmente il maggiore problema sembra sia la scarsa consapevolezza delle norme Ue da parte degli stessi datori di lavoro sia pubblici che privati, e questa scarsa consapevolezza o comprensione delle norme è fonte principali di discriminazione fondata sulla nazionalità. I cittadini inoltre lamentano di non sapere a chi rivolgersi nello Stato membro ospitante qualora insorgano problemi relativi al loro diritto alla libera circolazione.
Per questo la proposta dell’esecutivo di Bruxelles mira a superare questi ostacoli e a contribuire alla prevenzione della discriminazione nei confronti dei lavoratori sulla base della nazionalità proponendo soluzioni pratiche. László Andor, commissario per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione, ha dichiarato: “La libera circolazione dei lavoratori è un principio fondamentale del mercato unico dell’Ue. Considerando l’attuale grande disparità tra gli Stati membri in termini di tassi di disoccupazione, è ancora più importante aiutare coloro che desiderano lavorare in un altro Paese”. Secondo Andor “la mobilità del lavoro è una soluzione vincente per tutti, sia per gli Stati membri che per i singoli lavoratori coinvolti”.
Se sarà approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio, la proposte obbligherà ciascuno Stato membro è a: creare punti di contatto nazionali che forniscano informazioni, assistenza e consulenza, in modo che i lavoratori migranti e i datori di lavoro dell’Ue siano meglio informati dei loro diritti; fornire adeguati mezzi di ricorso a livello nazionale; consentire ai sindacati, alle Ong e ad altre organizzazioni di avviare procedimenti amministrativi o giudiziari per conto di singoli lavoratori nei casi di discriminazione; fornire una migliore informazione ai lavoratori migranti e ai datori di lavoro dell’Ue in generale.