Il vicepresidente della Commissione: “Fondamentale l’obbiettivo di tenerlo sotto il 60% del Pil”
Sui sacrifici: “Hanno evitato agli Stati di cadere nella spirale di tassi di interesse proibitivi”
Le misure di rigore come il Patto di Stabilità sono necessarie perché il debito pubblico è un freno fortissimo per la crescita economica dei Paesi. È quanto ha ribadito il vicepresidente della Commissione Ue, Olli Rehn, in un’audizione al Parlemento di Bruxelles. La relazione fra “l’indebitamento e la crescita” è evidente, e se “non si possono stabilire regole di consolidamento uguali per tutti i Paesi” è a causa del fatto che “il debito pubblico rappresenta un freno per la crescita” ha dichiarato. Secondo Rehn su una cosa politici ed economisti sono d’accordo: “L’alto debito ha un impatto negativo sulla crescita sia quando è costante sia quando sale improvvisamente, e di questo tiene conto il Patto di stabilità e crescita dell’Euro quando prescrive di mantenere il debito sotto il 60% del Pil”. Per questo, secondo il vicepresidente “dobbiamo sostenere le riforme strutturali e gli investimenti privati per la crescita garantendo al tempo stesso il mantenimento di politiche coerenti di risanamento dei conti”.
Il ritmo di consolidamento dei bilanci degli Stati membri è molto rallentato negli ultimi anni a causa della crisi, ma il sistema ha retto comunque “grazie all’aumento della credibilità nella politica di bilanci degli Stati Eurozona dal 2011, dall’azione Bce, dalla riforma della ‘governance’ economica e dai progressi delle riforme strutturali” ha affermato sempre Rehn a un convegno sui mercati finanziari. Per il vicepresidente i sacrifici non sono stati vani, ultimi anni ci sono stati “progressi significativi: nell’Eurozona i deficit pubblici si sono dimezzati dal 2010 scendendo in media sotto il 3% quest’anno”. E questo ha permesso la messa in atto di politiche di bilancio di medio termine, politiche che non sarebbero state possibili “nel 2010-2011 quando diversi Stati dell’Eurozona rischiavano di essere insolventi o di cadere nella spirale di tassi di interesse proibitivi”.