Per la Commissione le compagnie devono fornirle tutti i dati di chi entra o esce dall’Europa
Servirebbero per contrastare il terrorismo. Ernst (Gue): “Viola la privacy, è inutile e costoso”
Ogni volta che compriamo il biglietto di un volo forniamo i nostri dati personali alla compagnia: nome, carta di credito, indirizzo e numero di telefono. La Commissione europea ha proposto nel febbraio 2011 di obbligare, quando entriamo o usciamo dall’Ue, i vettori aerei a raccogliere questi dati detti Pnr (Passenger name record) e a fornirglieli allo scopo di prevenire, individuare, indagare e perseguire reati gravi come il terrorismo. Una sorta di schedatura di massa, con le compagnie aeree che fanno da collettore di dati, una norma piuttosto invadente per la privacy dei cittadini e che la commissione Libertà civili del Parlamento europeo ha rigettato per 30 voti contro 25.
“Non solo un sistema del genere è in contrasto con i nostri diritti alla protezione della privacy e alla libertà di circolazione, ma non c’è stata fornita alcuna prova di sorta che la raccolta di massa e la conservazione generalizzata dei dati Pnr sia utile per combattere la criminalità internazionale” ha affermato Cornelia Ernst (Gue/Ngl) spiegando la sua contrarietà al provvedimento. La politica tedesca della Die Linke ha poi aggiunto: “È chiaro poi che la creazione di questo sistema sarebbe molto costoso. In particolare in un contesto di tagli alla spesa sociale e crisi economica sarebbe uno spreco per il settore della sicurezza”. Anche i socialisti hanno votato contro il provvedimento perché, come ha spiegato Carmen Romero, “la strategia di sicurezza europea non può basarsi sul presupposto che tutti i cittadini siano potenziali sospetti”.
Critici sul testo, seppur con delle aperture, anche i liberali. Secondo Sophie In’t Veld (Alde): “La proposta deve essere effettuato solo dopo che la direttiva sulla protezione dei dati, attualmente in discussione, sia stata adottata”, questo perché “un progetto per un sistema di dati Pnr europeo non deve essere una scusa per ampliare il campo di applicazione al di là della lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, né per convertirlo in uno strumento per la ricerca e profilatura di sospetti sconosciuti”. Riguardo ai problemi legati alla privacy In’t Veld ha anche ricordato che “il garante europeo della protezione dei dati e l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali hanno messo in discussione di questa proposta il rispetto dei principi di necessità e proporzionalità”.
Di parere opposto la coordinatrice del gruppo dei Popolari europei, Véronique Mathieu, che ha definito il voto “grave e preoccupante”. Secondo Mathieu “i sistemi Pnr hanno dimostrato il loro valore nello sventare attacchi terroristici e nel rintracciare i criminali in molti Paesi. Questi sistemi sono utilizzati con successo in Usa, Australia, Canada e in Gran Bretagna. Perché dovremmo privare i cittadini europei dalla stessa forma di protezione?”.
Ma il relatore del testo, Timothy Kirkhope (Ecr) non si arrende e ha promesso battaglia: “Grazie a questo testo potremmo avere un sistema efficiente per combattere i criminali internazionali, ma non finisce qui”. Il conservatore britannico ha spiegato che “secondo la regola 156 delle procedure parlamentari questo è un voto di orientamento. Quando un testo del genere viene rigettato deve essere portato in Plenaria per confermare la bocciatura”. E lì secondo lui le cose andranno diversamente. “Sono sicuro che nell’Aula la saggezza prevarrà”, dice. Bisogna vedere in che direzione.
Alfonso Bianchi