Strappo di Berna che fissa un tetto massimo ai permessi di soggiorno superiori a un anno
Le restrizioni prima riguardavano solo otto nazioni, ora tutta l’Ue, Italia compresa
La Svizzera “chiude” le frontiere con l’Unione europea, e Bruxelles denuncia Berna di andare contro i trattati di Schengen (la Svizzera è infatti tra i Paesi non-Ue ad aderire a suddetti trattati). Si apre un caso diplomatico dopo le decisioni prese nelle governo elvetico che ha deciso di continuare ad applicare la clausola di salvaguardia, strumento anti-immigrazione che consentirà al Paese di limitare nei prossimi dodici mesi la libera circolazione delle persone dall’Unione europea verso la Svizzera, dove l’immigrazione è fortemente aumentata negli ultimi anni. Il governo federale aveva già fatto ricorso alla clausola di salvaguardia a maggio 2012, per limitare il numero dei lavoratori provenienti da Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.
Ieri, oltre ad aver deciso di mantenere in vigore le restrizioni alla frontiere già introdotte lo scorso anno, la Svizzera ha deciso di applicare la clausola di salvaguardia anche agli altri paesi dell’Ue, Italia compresa quindi. Questo significa che ai cittadini provenienti dagli otto paesi oggetti di limitazione nel 2012, sarà fissato un tetto massimo di 2.180 permessi B (quelli per soggiorno di minimo un anno), mentre per i cittadini degli altri paesi il tetto massimo di permessi B sarà di 53.700. Nessuna restrizione, per ora, alla concessione di permessi L (durata massima di un anno). “Mi rammarico della decisione del Governo svizzero di continuare le limitazioni quantitative adottate l’anno scorso alla libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea che sono cittadini di otto Paesi membri”, il commento dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Cathrine Ashton, “rammaricata” anche per la decisione delle autorità elvetiche “di estendere queste restrizioni anche ai cittadini degli altri Stati membri”. Queste misure “sono contrarie all’accordo sulla libera circolazione delle persone”, denuncia la baronessa, secondo cui l’estensione della clausola di salvaguardia “non considera i grandi benefici che la libera circolazione delle persone determina per i cittadini svizzeri”.
Agli accordi di Schengen aderiscono complessivamente 29 stati, la maggior parte dei quali (22) dell’Unione europea. Tra gli Stati comunitari non aderiscono Gran Bretagna e Irlanda, mentre altri tre membri Ue – Bulgaria, Cipro e Romania – non hanno ancora attuato tutti gli accorgimenti tecnici necessari per aderire all’area Schengen, per cui in via provvisoria mantengono tuttora i controlli alla frontiera. Aderiscono a Schengen quattro paesi terzi (non Ue): Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Altri due stati non-Ue (San Marino e Vaticano) fanno parte di Schengen di fatto in concomitanza con l’entrata in vigore degli Accordi in Italia. Infine c’è il principato di Monaco, che fa parte dell’Area Schengen tramite la Francia.
Renato Giannetti