Applicata “non correttamente” la direttiva che vieta l’allevamento in batteria delle ovaiole
Abbiamo avuto dodici anni di tempo per metterci in regola e abbiamo fatto poco e male
Meglio un uovo oggi o una gallina domani? La domanda è di quelle classiche, conosciute, ripetute, forse anche inflazionate. Tanto che in Italia, per rimanere in tema, si potrebbe – mai come oggi – porre un altro quesito: meglio una gabbia per galline a norma oggi, o una multa domani? Già, perché il nostro paese in dodici anni non ha saputo conformarsi alle direttive comunitarie che chiedevano l’eliminazione delle gabbie nocive per il benessere delle galline e Bruxelles, stanca di aspettare, l’ha deferito innanzi alla Corte di giustizia europea. La procedura d’infrazione avviata il 26 gennaio 2012 con l’invio della lettera di messa in mora, dunque si chiude. In modo tutt’altro che glorioso. Al nostro paese si contesta di “non aver attuato correttamente” la direttiva che vieta l’allevamento in batteria delle galline ovaiole, e – denuncia l’esecutivo comunitario – “nonostante ripetuti solleciti della Commissione a risolvere la situazione, non ha ottemperato adeguatamente alla pertinente normativa dell’Ue”. Il governo italiano ora le spiegazioni dovrà fornirle a Lussemburgo: un problema, non fosse altro che il governo italiano ancora non c’è e che avrà tante altre cose a cui pensare quando arriverà.
LA DENUNCIA DELLA LAV – In Italia da anni la Lega anti vivisezione (Lav) denuncia le tremende condizioni in cui sono costrette a vivere le galline che producono le uova che finiscono sulle nostre tavole, nonché il fatto che ogni giorno avviene una strage silenziosa di pulcini: i maschi essendo considerati ‘inutili’ vengono separati dalle femmine e triturati vivi. Secondo la Lav ogni anno in Italia 30 milioni di pulcini vengono smaltiti come rifiuti o farine di carne. Proprio nel marzo scorso l’organizzazione animalista aveva diffuso un video dell’associazione Four Paws che denunciava come nelle sole province di Verona e Forlì più di 100mila galline ovaiole fossero tenute in gabbie di batteria illegali. Il governo italiano non ha battuto ciglio.
ZANONI: TOTALE DISINTERESSE DELLO STATO – “Ancora una volta paghiamo l’allergia alle regole delle autorità italiane e il loro totale disinteresse per il benessere di povere galline costrette a vivere in uno spazio grande come un foglio di carta” ha dichiarato Andrea Zanoni (Alde), secondo cui “la politica nazionale si è rivelata più interessata ai suoi giochi di potere piuttosto che al rispetto delle leggi e del benessere degli animali”. Zanoni ha posto l’accento sul fatto che a farne le spese siano state soprattutto le aziende che hanno investito per adeguarsi alle nuove misure: “Non è giusto che i tanti allevatori onesti e scrupolosi di rispettare la legge siano danneggiati da chi vuole fare di testa propria”.
LA NORMATIVA – Nel 1999 la Commissione europea ha deciso di mettere al bando le cosiddette “gabbie non modificate”, ritenute nocive del benessere animale per via dell’elevato rapporto tra il numero di animali in gabbia e la superficie della stessa che non permetteva movimenti e standard di vita accettabili (detto in altri termini, l’Ue ha detto “no” all’allevamento in batteria). Dall’1 gennaio 2012 secondo la direttiva tutte queste gabbie dovevano essere eliminate e sostituite con “gabbie modificate” che garantissero con spazio per fare il nido, razzolare e appollaiarsi. La Commissione Ue ha anche fissato gli standard, per aiutare i Paesi a non essere fuori norma. La gabbie possono essere usate soltanto se offrono a ciascuna gallina una superficie pari ad almeno 750 cm², un nido, lettiere, posatoi e dispositivi per accorciare le unghie. L’Italia si è presentata all’appuntamento impreparata, o forse non si è presentata affatto, questione di punti di vista. Ma la sostanza non cambia. L’Italia è stata messa in mora il 26 gennaio 2012 e ha ricevuto un parere motivato il 21 giugno 2012, ma inutilmente. “Sui 13 Stati membri che hanno ricevuto lettere di sollecito ad attuare adeguatamente tale direttiva soltanto due continuano a non essere a norma”, lamenta la Commissione europea. Uno di questi due paesi è l’Italia, che farà compagnia alla Grecia nel procedimento legale alla Corte di Lussemburgo. Un procedimento che avremmo avuto tutto il tempo di evitare. Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Che siano uova o galline, per l’Italia – a questo punto – sarà comunque poco conveniente.
Renato Giannetti
Per saperne di più:
– Il sito della Lav Galline libere