Consegnate 70mila firme per chiedere all’Ue più controlli su come gli Stati trattano rifugiati e richiedenti asilo. Aguilar (S&D): “Non accettiamo il concetto stesso di immigrato illegale”
Per raggiungere l’Europa affrontano viaggi disperati. Molti a destinazione non ci arrivano mai. Ieri, però, un barcone di migranti è riuscito ad approdare dritto nel cuore del vecchio continente: al Parlamento europeo. Una nave simbolica, quella condotta a Bruxelles da Amnesty International, ma che porta con sé un messaggio tragicamente reale: ogni anno migliaia di persone tentano di fuggire alla povertà o ai conflitti in atto nei propri paesi d’origine imbarcandosi in viaggi pericolosi su navi che spesso finiscono per affondare nei nostri mari.
Una situazione che i Paesi europei, denuncia Amnesty International, negli ultimi dieci anni, hanno tentato di affrontare cercando di impedire gli sbarchi sul nostro continente. Risultato: i migranti tentano comunque di arrivare prendendo strade pericolose, spesso con conseguenze fatali. L’ultimo esempio solo il mese scorso, quando sei siriani sono scomparsi nell’Egeo insieme alla loro nave: tra di loro c’erano una 17enne incinta e una mamma con il suo bambino.
Bisogna fare molto di più, chiede l’associazione per i diritti umani. E lo fa consegnando al Parlamento Europeo, e in particolare al presidente della Commissione Libertà Civili, Lopez Aguilar (S&D), una petizione firmata da oltre 70 mila cittadini di tutta Europa: gente comune, secondo cui gli eurodeputati dovrebbero controllare come i Paesi membri trattano migranti, rifugiati e richiedenti asilo che arrivano alle frontiere Ue. Azioni simili si svolgeranno in otto Paesi europei per chiedere maggiore trasparenza e responsabilità.
“Non accettiamo il concetto stesso di clandestini. Ci preoccupiamo per i migranti, ci preoccupiamo dei loro diritti” ha assicurato Aguilar ricevendo le firme. L’occasione per dimostrarlo, ricorda l’eurodeputato, c’è stata in occasione della revisione del mandato dell’Agenzia Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne degli Stati membri, nel 2011. “In quest’occasione ci siamo preoccupati di assicurare i diritti fondamentali, attraverso un ispettore che ne controlli il rispetto e un forum consultivo sui diritti fondamentali”.
Per saperne di più:
– Il sito della campagna When you don’t exist
La fotogallery dell’iniziativa al Parlamento europeo