Forse ci avrà pensato Dario Franceschini l’altra sera quando è stato verbalmente aggredito al ristorante. Mentre la folla di sinistri cialtroni si accalcava a gridargli buffone e venduto, Dario si sarà ricordato di quello che gli raccontava suo padre, antifascista e partigiano: che i fascisti facevano proprio così. All’inizio prendevano solo in giro, intonavano cori canzonatori, additavano per strada chi non era dei loro, gli davano del rammollito, dell’inetto, gli urlavano dietro che era un uomo del passato, che non aveva capito niente di come girava il mondo. Maleducati, strafottenti, ma in fin dei conti solo chiassosi, niente di pericoloso, li si poteva mandare a quel paese, rispondere loro per le rime o anche ignorarli.
Poi hanno cominciato a girare in bande, a armarsi di bastoni, a devastare sedi di partito e sindacati, bar e circoli, a rapire i loro oppositori e a trascinarli da qualche parte per picchiarli. Tutta gente arrabbiata con il mondo, o anche solo con chi non la pensava come loro. Anche i grillini e i vari populisti di ogni altra disperazione per adesso sono solo molto arrabbiati e insultano soltanto. Urlano, perché prima di tutto non sanno parlare, non sono cresciuti in un’Italia che insegnasse loro il dialogo e il confronto delle idee ma in quella berlusconiana delle invettive e delle aggressioni a tutto campo dove chi urla più forte è disinvolto e sveglio mentre chi cerca di ragionare è un inetto, un parassita, un mollaccione, di nuovo un uomo del passato, che non ha capito niente di come gira il mondo.
Dario se lo sarà ricordato, come glielo aveva raccontato suo padre, di quando ai suoi tempi le bande di squadristi giravano per Ferrara sui camion e cantavano “Giovinezza, giovinezza” inneggiando alla forza dirompente che scuote ogni gioventù. È incredibile quanto spesso la gioventù venga usurpata da chi più la detesta e presa in ostaggio per far passare idee vecchie e marce come se fossero fresche e nuove. È sorprendente come i grillini non abbiamo imparato niente dal passato e dalla storia che hanno studiato a scuola. Ma forse è perché i grillini e gli altri qualunquisti di uguale inciviltà sono andati alle scuole del berlusconismo, dove non comandavano i professori ma i genitori. Quei genitori, tutta brava gente, scandalizzati dall’inefficienza che li circonda, perché loro sì lavorano, mica i professori parassiti mantenuti dallo Stato che passano il tempo sui libri, che non producono niente e poi si permettono di dare brutti voti ai loro figli. Genitori generosi, che tutti i soldi che accumulano evadendo le tasse e lavorando in nero li spendono poi per spianare la via ai loro figli comperando loro prima diplomi in scuole private e poi posti di lavoro in aziende corrotte.
Forse è per questo che i grillini non sanno cos’è un golpe, forse è perché hanno fatto tre anni in uno in qualche università telematica della riforma Gelmini, quelle dove non ci sono professori. C’è un film a cui Dario deve aver pensato mentre quei quattro balordi lo incalzavano al ristorante: “La lunga notte del ‘43” di Florestano Vancini, tratto dal romanzo di Giorgio Bassani, dove si vedono tante persone normali che suo padre deve aver conosciuto e che da un giorno all’altro si lasciano prendere dalla bestialità. Non erano mica solo fascisti quelli che cominciarono a dire che con certa gente bisognava usare l’olio di ricino e il manganello perché non c’era altro modo di farli ragionare. C’era chi lo faceva per convenienza, chi perché sperava di trarne un vantaggio, chi per paura, chi per farsi amici potenti, chi per sistemare un parente, chi per fare avere un diploma al figlio, chi perché voleva farla finita con i parassiti, al solito, come i tanti qualunquisti di oggi e di sempre. Tutti in fondo solo balordi e vigliacchi, ma che alla fine portarono l’Italia alla rovina. Balordi che sopravvivono a ogni catastrofe perché non credono in niente e a Franceschini suo padre lo deve aver raccontato come dopo la guerra tanti fossero ancora lì a spargere veleno, proprio come si vede bene nel film di Vancini.
Loro, gli eterni fascisti, vecchi da sempre, a usurpare di nuovo il futuro della gioventù quella vera, a tessere la loro tela di inciviltà e opportunismo, di vigliaccheria e disimpegno, di corruzione e malevolenza, capaci solo di urlare e accusare, di dar contro a chiunque cerchi di costruire perché è solo nella distruzione che possono prosperare e non estinguersi mai.
Diego Marani