Gli eurodeputati porteranno il tema della chiusura di Strasburgo in campagna elettorale
I traslochi da Bruxelles costano 180 milioni di euro l’anno e 19mila tonnellate di Co2 nell’aria
La campagna per avere una sede unica dell’Europarlamento sarà tra i temi centrali delle prossime elezioni europee previste per l’anno prossimo. È quanto promesso dai deputati che aderiscono alla campagna Single Seat, una coalizione trasversale che si batte per farla finita con le Plenarie a Strasburgo che, con un trasloco avanti e indietro da Bruxelles per soli 4 giorni al mese, costano alla collettività 180 milioni di euro l’anno, nonché 19mila tonnellate di Co2 sparse nell’atmosfera a causa degli spostamenti. Ogni mese tutti i 750 deputati, i loro assistenti e gran parte dei funzionari pubblici devono lavorare per una settimana nella cittadina francese, sono decine i camion che compiono i 409 chilometri che separano le due città per trasferire centinaia di bauli con gli effetti personali necessari al funzionamento dei loro uffici.
“Con la strategia Europa 2020 l’Ue ha stabilito l’obiettivo di un una diminuzione delle emissioni del 20% e poi noi stessi non facciamo la nostra parte” ha dichiarato l’irlandese Sean Kelly (Ppe). “Io sono irlandese – ha ricordato Kerry – e al mio Paese come ad altri sono state imposte dure misure di austerità, mentre l’Ue spreca i suoi soldi in questo modo: è assurdo”. Eppure grazie a questa campagna, partita su iniziativa dei liberali dell’Alde, e in seguito allargatasi a componenti di tutte le forze, la Plenaria, nel voto sul Bilancio 2013, ha approvato con ben il 77% dei sì un emendamento che chiede di limitare i lavori a Bruxelles, facendola finita con la doppia sede, caso unico al mondo. Ma purtroppo la cosa, per quanto assurda, è prevista dai Trattati, per cambiare i quali è necessaria l’unanimità del Consiglio europeo, e la Francia non è disposta a cedere. “Dobbiamo lavorare per modificarli, affidando al Parlamento la possibilità di scegliere dove riunirsi, altrimenti non avremo mai la possibilità di vincere questa battaglia” ha affermato Daniel Cohn-Bendit (Verdi).
Fu nel Consiglio europeo del dicembre 1992, tenutosi a Edimburgo, che i capi di Stato e di Governo decisero che la Plenaria mensile si sarebbe dovuta svolgere a Strasburgo, il lavoro ordinario a Bruxelles, e che diversi uffici di supporto dovessero essere collocati in Lussemburgo. David Harley, gia vice segretario generale del Parlamento europeo ha ricordato come nacque quella decisione: “Quando nel ’92 si stabilirono il numero di seggi per ogni nazione ne furono assegnati 99 alla Germania e 87 alla Francia, fu la prima volta che si sanciva una differenza tra i due Paesi. La Francia non firmò quell’accordo fin quando non ottenne la ratifica della regola di tenere le plenarie a Strasburgo”.
E da allora non ha più voluto fare dietro front, con la motivazione ufficiale che quella città, contesa dalle due nazioni in così tante guerre, rappresenta la riconciliazione tra Parigi e Berlino. “I simboli sono importanti, e noi non abbiamo nulla contro Strasburgo, ma non possiamo sprecare tutte queste risorse in nome soltanto di un simbolo. Potremmo tenere lì ogni anno una conferenza per ricordare il valore della Pace, ma questa cosa non può andare avanti” ha aggiunto Ulrike Lunacek (Alde). Ma oltre ai simboli, i deputati, hanno calcolato che il valore economico della presenza del Parlamento per la città di Strasburgo si aggira attorno ai 20 milioni di euro l’anno. E così, per venire incontro quindi alle richieste francesi (che siano simboliche o più meramente economiche), i parlamentari ipotizzano che si potrebbe trasferire nella città alsaziana un’altra istituzione. L’unico problema è che, così facendo, ci sarà probabilmente un’altra nazione che non vorrà perdere il prestigio (e gli introiti) derivanti dalla sua presenza sul proprio territorio.
Per questo, per il co-presidente della campagna per il Single Seat, Edward McMillan Scott (Alde) è necessario che questo tema diventi centrale nella campagna elettorale per le elezioni del 2014: “Quella sarà l’occasione per testare l’opinione pubblica sull’argomento. Soltanto grazie alla pressione dei cittadini potremo riuscire a cambiare la mentalità dei leader politici”.
Alfonso Bianchi
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