Il rappresentante permanente in Ue Nelli Feroci: “Non imporla a titoli di Stato o salta tutto”
Roma inizialmente aveva accettato un prelievo dello 0,1% sia sulle azioni che sulle obbligazioni
Tobin tax sì, Tobin tax no. Il dibattito sulla tassa sulle transazioni finanziarie continua a dividere e infiammare l’Unione europea. Prima la Gran Bretagna promette di non far passare in alcun modo un simile iniziativa, poi l’Ue si spacca e decide per un’adozione a undici, ora tra questi undici l’Italia minaccia di far saltare le trattative. Motivo dello scontro con gli altri partner la base imponibile. “Per noi la tassa va esclusa dalle transazioni sui titoli di Stato, e su questo non siamo disposti a trattare”, ha messo in guarda il rappresentante permanente italiano in Ue, Ferdinando Nelli Feroci. Se serve, “siamo pronti a bloccare tutto”. L’Italia punta i piedi. Strategie negoziali? Forse, ma certo è che la Tobin tax rischia di subire uno stop, anche perché sulla stessa linea dell’Italia ci sarebbe anche la Germania, un paese sempre rilevante nelle politiche comunitarie.
A gennaio Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna, hanno deciso di procedere all’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie attraverso la cooperazione rafforzata. In base alla bozza di accordo si dovrebbero applicare un’aliquota dello 0,1% per azioni e titoli di Stato, e dello 0,01% per i derivati. Un principio che l’Italia ora vuole modificare dimostrando di aver cambiato idea. La discussione del provvedimento è ora all’attenzione del Consiglio europeo (quindi degli Stati membri, che discuteranno a Ventisette ma voteranno a Undici). La Commissione europea vorrebbe che tutto fosse pronto per gennaio 2014, ma il raggiungimento dell’obiettivo è legato all’andamento dei lavori in Consiglio. A sentire Nelli Feroci, potrebbe non essere cosa agevole.
Renato Giannetti
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