La deputata Gue Matias, che ha curato il rapporto annuale sull’istituto, lo disconosce dopo l’approvazione di emendamenti del Ppe. “Basta con la dittatura i Francoforte. La banca deve essere al servizio dell’economia e della società o della speculazione finanziaria?”
dall’inviato Alfonso Bianchi
La relazione del Parlamento europeo sulle attività della Bce è finita con uno scontro tra l’Aula e la stessa relatrice del testo, che ha deciso di ritirare il suo nome dal report. A scatenare la reazione della portoghese Marisa Matias della Gue, la Sinistra unita, il fatto che i deputati abbiano lasciato passare alcuni emendamenti dei popolari che a suo avviso hanno oltrepassato la linea rossa tracciata dal suo testo iniziale.
La relazione, approvata a larga maggioranza con 442 voti a favore, 88 contrari e 40 astenuti, chiede alla Banca centrale europea di fare di più per garantire che i suoi prestiti a basso costo alle banche siano trasferiti all’economia reale. Finora dalle casse dell’Eurotower sono usciti in due tranches ben mille miliardi di euro di prestiti agli istituti finanziari dell’Ue all’1%, nella cosiddetta Long term refinancing operation (Ltro). Un tasso eccezionalmente favorevole, soprattutto se si pensa che i soldi del piano di salvataggio del Portogallo (solo 75 miliardi) e quello a Cipro (appena 10 miliardi) sono stati elargiti al 4%, e in più con tutta una serie di imposizioni fiscali.
La motivazione dell’istituto è stata che c’era bisogno di ridare fiducia ai mercati sulla solidità delle banche che, grazie a questi flussi di cassa, si sarebbero rafforzate con riserve di liquidità a basso costo. Ma questi soldi sono finiti in gran parte in altre speculazioni. “La realtà è che finora la maggior parte del denaro della Bce prestato alle banche è andato a comprare il debito pubblico e non è passato agli piccole e medie imprese per gli investimenti” ha affermato Ramon Tremosa i Balcells. Secondo il liberale dell’Alde invece “la Bce deve cercare modi per indirizzare i suoi soldi verso le Pmi in modo più diretto”, attuando magari “una politica di acquisto di prestiti cartolarizzati di alta qualità delle Piccole e medie imprese”.
Nel chiedere a Francoforte di adottare misure per garantire che i prestiti a basso interesse siano girati all’economia reale gli eurodeputati hanno fatto l’esempio della Banca d’Inghilterra. L’istituto britannico nel luglio scorso ha annunciato un nuovo finanziamento per cui le banche che aumentano i prestiti alle famiglie e alle imprese avranno accesso a denaro a basso costo. Insomma prima le garanzie e poi i soldi, e non come in Europa i soldi (e tanti) ma senza alcuna garanzia.
Eppure questo non è bastato a Matias per lasciare la sua firma sul testo. L’eurodeputata portoghese, pur riconoscendo che il rapporto conservava ancora molte delle idee contenute nella relazione iniziale, quali la condizionalità per le banche, la trasparenza e la responsabilità della Bce, avrebbe voluto una più netta condanna del ruolo della Bce all’interno della Troika. Per Matias l’istituto di Francoforte sta assumendo “troppo potere”, a fronte di un controllo democratico troppo debole, che renderebbe la sua una “dittatura dell’eurozona”. E una “dittatura” molto redditizia. “La banca centrale ha fatto incredibili utili grazie a diversi piani si salvataggio in Portogallo, Irlanda e Grecia” ha attaccato la portoghese “li dovrebbe restituire quantomeno riducendo il debito pubblico di questi Paesi”. Quello che la deputata sottolinea è il fatto che il suo ruolo nella Troika viola il mandato che le è stato assegnato. “La Troika chiede continuamente privatizzazioni e politiche fiscali agli Stati sotto programma, ma chi ha dato questi poteri a Francoforte?” si chiede Matias. “La scelta che dobbiamo fare è semplice – ha concluso – vogliamo una Bce al servizio dell’economia e della società o al servizio della speculazione finanziaria? Gli emendamenti adottati oggi hanno chiarito il percorso scelto dalla maggioranza dei parlamentari europei”.