“Dopo l’euforia degli anni ’90 è stato un disastro, ora è difficile immaginare un lieto fine”
Il Nobel: “Eppure i funzionari europei continuano a dichiarare il successo dell’austerità”
Troppa storia, troppe dichiarazioni, troppo ego per ammettere che forse è stato fatto un errore. Per questo anche se la moneta unica finisce in un disastro totale continueranno a dire che “non è stato l’Euro a fare fallire l’Europa ma l’Europa a fare fallire l’Euro”. Dalle pagine del suo blog “The Conscience of a Liberal” l’editorialista del New York Times e premio Nobel per l’economia, Paul Krugman lancia un nuovo attacco contro la moneta unica. “Quando potremo ammettere che è un fallimento?” si chiede Krugman: “Ovviamente mai” è la risposta perentoria.
Eppure, per l’economista, i fatti parlano chiaro. Per dimostrarlo lo studioso ripercorre rapidamente le principali tappe della storia d’Europa. Negli anni ‘90 “era un continente con molti problemi ma niente di simile a una crisi e non c’erano molti segnali che questo fosse un cammino insostenibile”.
Poi è arrivato l’Euro. Il primo effetto, ricorda Krugman, fu uno “scoppio di euforia: improvvisamente gli investitori credevano che tutti i debiti europei fossero ugualmente sicuri. I tassi di interesse scendevano a picco nelle periferie europee dando spazio a grossi flussi di capitale verso la Spagna e altre economie: questi flussi hanno creato bolle immobiliari in molti Paesi e il boom economico dei Paesi che li ricevevano”.
Poi le cose si sono complicate: “Il boom si è trasformato in inflazione differenziata: costi e prezzi sono aumentati molto di più nelle periferie che nei centri. Le economie periferiche sono diventate sempre meno competitive, il che non è stato un problema fino a che i flussi sono continuati”. Ma i flussi di capitali sono terminati. “E questo – continua Krugman – ha provocato serie cadute in quelle economie, che hanno perso molto in termini di domanda interna e sono rimaste deboli verso l’esterno, a causa della perdita di competitività”.
Il colpo di grazia, in questa situazione di panico, secondo l’economista, sono state le misure di austerità che hanno portato a “ribassi più profondi” nella periferia dell’euro. Risultato: la crisi economica globale. “L’austerity – continua l’editorialista del Nyt – sta fallendo anche nelle sue condizioni. Le misure chiave come il rapporto debito/Pil hanno fatto peggio, non meglio”. Questo però, nessuno lo dice. “I funzionari europei – conclude Krugman – continuano a negare i fondamenti della situazione”: indicano come origine del problema la “dissolutezza fiscale e continuano a dichiarare il successo dell’austerità”. “Questo è il punto a cui siamo – conclude – ed è difficile immaginare un lieto fine”.
Letizia Pascale
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