A due anni dai moti del 2011 molti sono gli interrogativi sul futuro del Nord Africa
Il Gruppo Spinelli: “Le rivoluzioni hanno fallito? L’Europa è visibilmente assente?”
“Alcuni parlano di un inverno arabo anziché di una primavera, perché in realtà loro vogliono un inverno ossia la stabilità dei Paesi sotto le dittature”. Così, Guy Verhofstadt, Presidente del gruppo dei Liberali e democratici per l’Europa all’Europarlamento ha aperto la conferenza, cui hanno preso parte Néguib Chebbi, Leader del Partito Progressista Democratico in Tunisia, Mahmud Gebril, primo ministro ad interim della Libia durante la guerra civile e precedentemente presidente del Consiglio di Transizione Nazionale, Daniel Cohn-Bendit, Co-Presidente dei Verdi/ Alleanza Libera Europea, Isabelle Durant, Vice-Presidente del Parlamento Europeo.
E sul presunto fallimento della rivoluzione giovane Mahmud Gebril, che rappresentava la Libia, ha sostenuto: “Se leggiamo la storia frettolosamente allora sì, può apparire come un fallimento. Ma se ci pensiamo bene, non è cosi: è un processo che è solamente appena iniziato”. “In questo momento – ha proseguito Gebril – il sistema di valori nel nuovo mondo arabo è differente, è molto simile all’Europa, i ragazzi vestono e hanno una cultura molto simile a quella Europea. I giovani hanno organizzato questa rivoluzione sul web, senza un’agenda politica, senza un leader. Loro chiedevano libertà, diritto al lavoro, una vita migliore, ancora non abbiamo visto nulla di tutto questo. In Libia ognuno si contende la legittimazione di un proprio gruppo di rappresentanza”.
Néguib Chebbi, che rappresentava la Tunisia ha affermato: “Nel 2010 la rivoluzione è stata organizzata dai giovani, non era strutturata da partiti politici, è nata da un movimento spontaneo ed è stata come un’esplosione in questi Paesi, in Tunisia abbiamo scelto un processo democratico con le elezioni nell’ottobre 2011, ha vinto il partito islamico , ma la popolazione non è contenta perché lamenta la mancanza di competenze nel governare un Paese. Dobbiamo andare a nuove elezioni entro il 2015 e le forze democratiche dovrebbero far pressione perché questa fase di transizione finisca, altrimenti si finirà in una dittatura.”
Riguardo al ruolo dell’Unione Europea, Mahmud Gebril, ha messo in evidenza che “anche l’Europa trae un vantaggio da questa fase di transizione del Nord Africa, infatti coloro che prendono le decisioni a livello europeo dovrebbero capire che tipo di relazione vogliono instaurare con questi Paesi”. Gebril ha proseguito soffermandosi sulla situazione in Siria “Lì la popolazione sta pagando il prezzo più alto, tantissimi sono i rifugiati, specialmente bambini. Per questo è necessario che le forze di opposizione si uniscano in unica struttura altrimenti non possono richiedere la legittimazione”
Dal pubblico è stato chiesto quale sia l’importanza del paternariato instaurato tra l’Unione Europea e il Nord Africa . “L’idea di un paternariato è buona – ha detto Néguib Chebbi – per far diventare più competitiva la Tunisia , ma è mancato un supporto sostanziale quale il trasferimento di tecnologie. In ogni caso la democrazia è necessaria alla crescita dell’economia e a una società con un equo accesso al lavoro. I giovani tunisini devono aver l’opportunità di sviluppare le proprie capacità e trovare un lavoro”.
Mentre Mahmud Gerbil ha affermato: “Senza una democrazia non può esservi un’economia. Sono correlate tra loro. Con questo paternariato rischiamo di rimanere dipendenti dall’Unione Europea, mentre abbiamo bisogno di sviluppare programmi di istruzione e tecnologie del Nord Africa. Noi abbiamo bisogno di una strategia per le energie rinnovabili, per la produzione agricola, perché l’Europa non finanzia questo tipo di progetti? Se da una parte, infatti, l’Europa cerca di aiutarci dall’altra però difende i singoli interessi degli Stati membri.”
Uno dei frequenti interrogativi è sul ruolo dei giovani dopo la Primavera Araba, secondo Mahmud Gerbil e Néguib Chebbi “al termine della rivoluzione è mancata una nuova classe politica perché i giovani non avevano una strategia politica, mentre è necessario che loro siano parte attiva nella vita politica”. “La democrazia è una cultura prima di esser un sistema politico”, ha concluso Gerbil.
Irene Giuntella