Secondo l’Eurostat siamo sotto la media del 2012 e addirittura sotto quella del 2005, siamo il fanalino di coda dell’Unione europea. Per fortuna ci sono le donne a migliorare le percentuali
Che sia per pigrizia, per incapacità, per mancanza di fiducia nell’utilità del titolo, o perché non si possono pagare gli studi, nel nostro Paese sono molti i giovani che non portano a termine nemmeno il primo ciclo di corsi universitari, la cosiddetta “triennale”.
Eurostat, l’Istituto di statistica europeo, ha pubblicato le cifre relative al numero di giovani di età compresa tra i 30 e i 34 anni, che arrivano ad ottenere almeno una laurea. Questi dati, a seconda del soggetto, possono esser letti da due punti di vista molto differenti. Con gli occhi di un qualunque europeo i progressi fatti dai 27 Stati membri, dal 2005 al 2012, sono ottimi; in un’ottica italiana, invece, la situazione risulta disastrosa.
La media Ue vede, al 2012, un 36% di giovani laureati, otto punti percentuali in più rispetto ad otto anni fa, il 2005. L’Europa si trova così ad un soffio dal famigerato traguardo del 40% di giovani trentenni laureati entro i prossimi 7 anni, obiettivo previsto dalla Strategia Europe 2020.
Tra i 27 Stati membri, inoltre, Bruxelles può dirsi fiera di contare anche otto Paesi che hanno già superato gli obiettivi previsti per il 2020, tra questi ci sono anche Irlanda, Cipro e Lussemburgo, dove più della la metà dei giovani trentenni ha una laurea nel cassetto.
Una situazione ottimale, che l’Italia, ultima in classifica, può solo guardare dal basso.
Siamo all’ultimo posto, con un 22% di giovani laureati, ci supera persino la Romania, la quale era ultima in classifica nel 2005, ma ha saputo raddoppiare le lauree nel giro di pochi anni. Non solo, la media italiana attuale è ancora più bassa della media Ue del 2005.
I nostri ragazzi dovranno studiare di più se l’Italia vorrà rispettare gli obiettivi Ue per il 2020, magari facendo più più pressione sui maschietti, che, da noi come in quasi ogni Stato membro, si laureano meno delle ragazze.
Camilla Tagino