Un nuovo immobile per 12 anni (750mila euro ognuno) in vista dell’allargamento alla Croazia
Due milioni l’anno per il centro traduzioni. Morganti: “L’Eurocamera si allarga a spese nostre”
“Se ci fosse un’unica sede, come chiediamo da tempo in questa istituzione, non ci sarebbe bisogno di acquistare altri edifici a Strasburgo e, contemporaneamente, di affittarne di nuovi a Bruxelles. È una vergogna che il Parlamento si allarghi a spese nostre, spendendo cifre da capogiro”. L’eurodeputato leghista toscano Claudio Morganti, coordinatore per l’Eld in commissione Bilanci, si arrabbia proprio quando riceve la notizia che il Parlamento europeo, in vista dell’ingresso della Croazia nella Ue, e quindi della sua delegazione all’Europarlamento, ha deciso di affittare, per 12 anni, a partire dal 31 marzo 2014, un edificio di 40.000 metri quadrati, in cui saranno trasferiti uffici di deputati e assistenti, in attesa che venga costruita un’ala supplementare definitiva.
“È vero che gli attuali edifici non sono sufficienti a contenerci tutti”, ammette Morganti, ricordando che “al momento sono previsti solo 17 metri quadrati a testa, e i nostri uffici sono i più piccoli d’Europa”. E’ un fiume in piena il leghista toscano: “E’ paradossale che si spendano 750 mila euro annui per questo edificio e che, allo stesso tempo, sia in progetto la spesa di quasi due milioni di euro all’anno per l’affitto dell’immobile che ospiterà il Centro traduzioni a Lussemburgo, in attesa che sia costruito l’edificio definitivo. Per non parlare, poi, dei tre stabili acquistati a Strasburgo -ha sottolineato- su cui, come ho già denunciato lo scorso anno, l’Ufficio di Presidenza dell’Eurocamera non ha tenuto un comportamento del tutto trasparente”.
L’emiciclo di Bruxelles è ancora chiuso al pubblico per il cedimento delle travi del tetto, “per di più”, sottolinea Morganti. “Il Parlamento continua a comprare o a prendere in affitto altri edifici -ha concluso – quando l’unico immobile che andrebbe davvero ristrutturato, anche perché nostro principale luogo di lavoro, è quello di Bruxelles, a partire proprio dal suo emiciclo”.
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