Così cantava Elvis Costello nel 1988 augurandosi di essere ancora vivo quando la Thatcher fosse morta per poter saltare sulla sua tomba. Con un po’ di ritardo è stato esaudito e oggi potrà infine intonare le note di una canzone che non può essere più esplicita:
“Well I hope I don’t die too soon
I pray the lord my soul to save
Oh I’ll be a good boy, I’m trying so hard to behave
Because there’s one thing I know, I’d like to live
Long enough to savour
That’s when they finally put you in the ground
I’ll stand on your grave and tramp the dirt down.
When England was the whore of the world
Margaret was her madam
And the future looked as bright and as clear as
The black tarmacadam
Well I hope you live long now, I pray the Lord your soul to keep
I think I’ll be going before we fold our arms and start to weep
I never thought for a moment that human life could be so cheap
Cos when they finally put you in the ground
They’ll stand there laughing and tramp the dirt down.”
In un’intervista del 2008 il musicista punk aveva spiegato ancor meglio i suoi sentimenti verso la Thatcher dicendo:
“You shouldn’t really celebrate when anybody dies, but I think she did this country a disservice in the things she tricked out of people.”
Chissà se nei fiumi di inchiostro che scorreranno per commemorare la morte di Margaret Thatcher qualcuno si ricorderà di dire appunto anche tutto il male di cui è responsabile la Lady di ferro. Se oggi l’Europa attraversa la sua più profonda crisi finanziaria dal 1929 lo dobbiamo anche a lei che per prima con le sue politiche di liberismo selvaggio tolse ogni freno alla speculazione finanziaria e aprì il vaso di Pandora del denaro che non corrisponde a ricchezza. Fu Margaret Thatcher a inventare l’economia dei servizi come risposta alla crisi dell’industria inglese. Una trasformazione che si è diffusa in tutta Europa e di cui oggi stiamo pagando gli eccessi e subendo gli effetti senza che da nessuna parte venga un chiaro segnale di inversione di tendenza. Proprio in questi giorni la BBC ha pubblicato uno studio che individua l’esistenza di nuove classi sociali in Gran Bretagna non più corrispondenti al classico modello delle società industriali. Oltremanica la “working class” non esiste quasi più ed è stata sostituita da una più ampia classe di lavoratori precari, malpagati ma spesso colti. Sono i nuovi poveri prodotti dall’economia della Thatcher, dove per la prima volta nella storia moderna la cultura non dà più né prestigio né status sociale. Dove “ogni cosa ha un prezzo ma nulla ha un valore”, come scrive il filosofo americano Michael Sobel nei suoi polemici e popolarissimi libri contro l’economia di mercato. Da Thatcher in poi la classe media è diventata sempre più povera, i servizi pubblici sono scomparsi, non solo in Gran Bretagna ma ovunque in Europa. Ai tempi della British Rail il servizio pubblico rendeva quel che costava perché doveva essere solo un servizio. Oggi deve dare un profitto, come ogni altra attività economica, in una spirale che toglie ricchezza a tutti per darne sempre di più a pochi. Fu sempre lei, Margaret Thatcher a sabotare pesantemente il progetto europeo, prima con il continuo ricatto delle restituzioni di bilancio e poi strappando ogni volta eccezioni inglesi ai trattati UE. Oggi sicuramente un referendum sull’Europa in Gran Bretagna vedrebbe una vittoria dei no e se in questi giorni Cameron sta facendo la spola fra le capitali europee per convincere i suoi colleghi a tagliare definitivamente le ali a un’unione politica, è grazie al trampolino che gli ha costruito la Thatcher in vent’anni di politica antieuropea. La crisi di valori, l’occlusione del nostro sistema democratico e il disorientamento che attraversa oggi tutta la società europea è iniziato con la Thatcher e con lo smantellamento di quel “welfare state” che pur con tutti i suoi difetti resta ancora quel che fa la differenza fra civiltà e barbarie. Speriamo che qualcuno trovi il modo di scriverlo, anzi di scolpirlo, sulla lapide della Lady di ferro.
Diego Marani