Lo Uk Independece Party, dato ormai come terzo partito, spaventa il Premier conservatore costretto a inseguire gli anti europei sui loro temi per frenare l’emorragia di consensi
Nel 2006 li aveva bollati come un gruppo di“eccentrici, pazzoidi e mezzo razzisti”. Oggi il premier britannico, David Cameron è costretto a guardare allo Uk Independence Party (Ukip) di Nigel Farage, il partito di destra populista e apertamente anti europeista, con una considerazione ben diversa e, anzi, a tentare di tenerne la scia. Sì, perché mentre il primo ministro lotta con il calo dei consensi, l’ascesa del movimento che chiede l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione sembra inarrestabile. È in atto – secondo gli osservatori politici – una lenta emorragia dei voti dell’elettorato conservatore più schierato a destra, verso le posizioni dell’Ukip. Un fattore di pericolo non da poco in vista delle prossime elezioni del 2015: il premier britannico, senza quella parte di voti, rischia di non essere in grado di assicurarsi la maggioranza.
A dare una misura dell’ascesa degli euroscettici bastano le percentuali delle elezioni suppletive tenute giorni fa a Eastleigh, una cittadina poco distante da Portsmouth, sulla Manica. Qui lo Ukip è cresciuto addirittura di 24 punti percentuali, arrivando ad ottenere il 27,8% e piazzandosi così come secondo partito. Per i conservatori di Cameron solo un’umiliante terza posizione (25,4% di voti) dietro di loro e dietro i propri partner di coalizione, i liberal-democratici, primo col 32% delle preferenze. Va sottolineato anche che pur non avendo vinto, l’Ukip ha ottenuto un risultato non da poco, sottraendo il 14 per cento dei voti ai Libdem di Nick Clegg in quella che è considerata una loro roccaforte, e quasi altrettanti ai conservatori.
Un exploit isolato? Non sembra, visto che anche gli ultimi sondaggi danno ormai il partito di Farage al 17%, a soli undici punti di distacco dai Tories che continuano a perdere consensi e si fermano al 28% (una delle percentuali più basse degli ultimi anni), a loro volta dietro al Labuor che si piazza al 37%. Se si considera che anche gli alleati di Cameron, i libdem, si fermerebbero, secondo i sondaggi, al 9%, per il primo ministro c’è di che preoccuparsi.
È in quest’ottica che bisogna leggere il pesante giro di vite sugli aiuti e il supporto agli immigrati presentato in questi giorni da Cameron. Come dire: se lo Uk Independence party raccoglie tanti consensi, importare nella linea di governo qualcuno dei temi forti del movimento, male non può fare. E così saranno introdotte anche nuove misure legislative per garantire che l’accesso ai servizi comunali (alloggi sociali, contributi di disoccupazione, scuola e servizi sociali) sia riservato solo a chi sia stato residente per almeno un certo numero di anni e abbia pagato una certa quantità di tasse. Le preoccupazioni sono legate all’arrivo di presunte ondate migratorie dalla Romania e dalla Bulgaria, attese per la fine dell’anno, quando verranno meno i vincoli alla libera circolazione europea per quei Paesi.
Ad accusare Cameron di avere in questo modo saccheggiato il loro programma sono stati gli stessi membri dell’Ukip. “Il discorso di David Cameron – hanno rilevato in un articolo pubblicato sul sito del movimento – è una copia del nostro programma, con la differenza che l’Ukip realizzerebbe queste misure uscendo dall’Unione europea”.
E non dimentichiamo che sotto la pressione degli euroscettici, anche quelli interni al suo stesso partito, il capo del governo britannico ha annunciato, in gennaio, un referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Ue, da tenersi da qui alla fine del 2017.
“Il vero problema dei conservatori non è l’Ukip – ha detto Farage – ma che i loro simpatizzanti si ricordavano un partito che parlava di creazione di ricchezza, abbassamento delle tasse e impresa e ora lo sentono discutere di matrimoni omosessuali ed eolico”. Per mantenere la coalizione con i liberal democratici, in effetti, il partito conservatore ha dovuto cedere su alcuni temi a loro cari. Ma con l’avvicinarsi della scadenza elettorale Cameron sembra ora avere tutte le intenzioni di rispondere alle sirene della destra per fronteggiare la deriva di voti.
Letizia Pascale
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