Dopo l’ottavo round di negoziati gestito dall’Unione europea ancora nulla di fatto
L’Alto rappresentante Ashton: “ Le due parti sono vicine, ma rimangono differenze profonde”
Doveva essere l’incontro risolutivo, quello che avrebbe permesso di raggiungere il tanto atteso accordo e di dare il via ai percorsi di avvicinamento dei due Paesi all’Unione Europea. E invece, anche l’ottavo e ultimo round di negoziati tra Serbia e Kosovo, sotto la supervisione di Bruxelles, si è concluso con un nulla di fatto: una soluzione per la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi e in particolare per quell’area nord del Kosovo, abitata in maggioranza da popolazione serba, non è stato trovato.
I primi ministri di Pristina e Belgrado ci hanno provato ieri per oltre 12 ore, davanti all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton. Ma a notte fonda hanno levato bandiera bianca: “Le due parti sono vicine, ma rimangono differenze profonde”, ha affermato Ashton, secondo cui comunque “sono state presentate una serie di proposte”. Questo però era l’ultimo incontro formale: ora i premier di Serbia e Kosovo avranno delle consultazioni nelle rispettive capitali e terranno informata l’Alta Rappresentante delle loro decisioni: “Auguro a entrambi di avere successo” ha detto a conclusione delle trattative.
Ashton riferirà i risultati del dialogo ai ministri degli Esteri dell’Unione il prossimo 22 aprile a Lussemburgo. È molto probabile che una mancata intesa possa bloccare il via libera, da parte dei Ventisette, al percorso di adesione della Serbia all’Ue. Il Kosovo, invece, rischia di non vedere partire le trattative per la conclusione di un Accordo di stabilizzazione e associazione con l’Unione.
L’ostacolo principale sulla strada dell’intesa tra Belgrado e Pristina resta il problema dei poteri e delle competenze da conferire alle comunità serbe del Kosovo. Il primo ministro Hashim Thaci, al termine dei colloqui, ha dichiarato che Pristina ha avanzato proposte in linea con le proprie leggi e la propria Costituzione, che avrebbero riguardato tutti i cittadini, compresi quelli di etnia serba. Tuttavia, ha proseguito, le offerte sono state accolte con “esitazione” dalla Serbia, che ha chiesto tempo per riflettere. Thaci ha aggiunto di avere ancora la speranza di raggiungere un accordo la prossima settimana.
Il premier serbo, Ivica Dacic, dal canto suo ha sottolineato la difficoltà delle discussioni con l’omologo kosovaro, ma ha anche parlato di passi avanti sulla strada della normalizzazione. Dopo l’esito negativo dell’incontro di ieri oggi i massimi esperti politici di Belgrado sono già al lavoro per decidere le prossimi mosse.
Per uscire dalla situazione di stallo l’Unione europea spera ora in un accordo ‘last minute’. “È chiaro che c’è stato un dialogo intenso negli ultimi sei mesi, sono state discusse per lunghe ore una serie di problemi e gli elementi per le possibili soluzioni ci sono” ha affermato questa mattina Maja Kocijancic, portavoce di Ashton. “Le due parti ora si consulteranno nelle loro capitali e poi comunicheranno le loro decisioni” all’Alto rappresentante. Secondo fonti comunitarie non tutto sarebbe perduto e c’è ancora margine di manovra per arrivare ad un’intesa prima del 16 aprile, scadenza ultima entro cui Ashton deve pubblicare la relazione sui progressi dei colloqui, in vista della discussione del Consiglio degli esteri Ue del 22 aprile e del vertice europeo di giugno.
Letizia Pascale