Cresce l’attenzione dell’Ue per l’uso intelligente delle risorse e lo sviluppo sostenibile
Entro il 2025 il comparto potrebbe generare 130 mila nuove occupazioni
La popolazione mondiale aumenta e le risorse naturali si esauriscono progressivamente. L’economia non cresce e si continuano a perdere posti di lavoro. Due problemi drammaticamente attuali, ma cosa possono avere in comune? Forse una possibile soluzione. L’economista romeno Nicholas Georgescu, che ha formulato il concetto, la definisce bioeconomia. Nella pratica si tratta di un uso intelligente delle risorse biologiche e rinnovabili presenti in natura, che punta ad un’economia ecologicamente e socialmente sostenibile. Una possibilità che l’Europa considera con sempre maggiore attenzione e di cui a Bruxelles si è discusso oggi nel corso di un incontro organizzato dall’eurodeputato Vittorio Prodi.
“La bioeconomia crescerà a partire dalla ricerca, ma non riguarda solo la scienza” ha esordito Patricia Reilly, membro del gabinetto della commissaria per la ricerca, Máire Geoghegan-Quinn, che sulla bioeconomia è già impegnata. La Commissione europea ha da poco istituito un osservatorio per valutare i progressi e l’impatto dello sviluppo della bioeconomia in Europa, per monitorare le politiche comunitarie, nazionali e regionali e per valutare gli sforzi in atto nel campo della ricerca e dell’innovazione in questo settore. Reilly ha anche ricordato i principi base dell’azione della strategia europea per un uso più ampio delle risorse rinnovabili e per una crescita sostenibile: come l’investire in ricerca e innovazione, il sostegno della competitività europea e lo sviluppo di mercati innovativi nei diversi settori della bioeconomia e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder in un dialogo collaborativo con le parti politiche.
Attualmente si calcola che il valore dei settori della bioeconomia in Europa ammonti a 2 mila miliardi di euro e che generi più di 22 milioni di posti di lavoro ma entro il 2025, i finanziamenti diretti per la ricerca e la strategia sulla bioeconomia nel quadro del programma Horizon 2020, potrebbero generare circa 130 mila posti di lavoro e 45 miliardi di euro di valore aggiunto.
“La bioeconomia può essere da un lato la risposta alla dipendenza dalle risorse fossili e dall’altro, in una prospettiva di lungo termine, può essere la risposta a sicurezza alimentare, riduzione dell’impatto ambientale, riciclaggio dei rifiuti, uso sostenibile delle risorse e crescita dei posti di lavoro” ha spiegato in un videomessaggio l’eurodeputato Paolo Bartolozzi (Epp). “Non è solo una discussione accademica – ha aggiunto anche Giles Chichester (Ecr) – ha a che fare con la vita di tutti i giorni e di tutte le persone”.
E che la bioeconomia non sia solo una teoria lo dimostrano anche alcuni esempi concreti. Presente all’incontro anche l’italiano Daniele Ferrari, Ceo di Versalis (gruppo Eni), che ha dato vita, a Porto Torres, in Sardegna, ad uno dei poli industriali di chimica verde più innovativi al mondo. Una realtà che realizza produzioni chimiche a basso impatto ambientale, ponendo anche le basi per una positiva reindustrializzazione. Ma arrivare a questo risultato, in Italia, non è stato facile, racconta Ferrari: “Ci sono voluti moltissimi incontri, ogni singolo ministro del governo è stato coinvolto. Ci è voluto circa un anno per fare quello che a Singapore si sarebbe potuto fare in dieci giorni”. Nonostante questo, conclude Ferrari, “pensiamo che il nostro sia un modello replicabile”.
Letizia Pascale