Basata su valori come solidarietà, diritti umani, altruismo. Per il sociologo francese la finanza ha staccato la vita economica dal resto della società.
La crisi economica di questi ultimi anni si è sovrapposta a una profonda crisi politica e sociale dell’Europa e di tutto l’Occidente in generale. La “decomposizione” dei soggetti collettivi è, secondo il sociologo francese Alain Touraine, il fenomeno alla base di entrambe. Nel corso del suo intervento alla Sapienza di Roma, dove Touraine ha presentato il suo ultimo libro “Dopo la crisi. Una nuova società possibile”, lo studioso ha analizzato i principali processi che hanno portato alla recessione economica e, parallelamente, alla disgregazione dei tradizionali soggetti collettivi di riferimento del Novecento – partiti, sindacati, chiesa. Come recita il titolo del volume, una nuova società è possibile secondo il sociologo, e sarà una società dove gli individui e di conseguenza i popoli potranno avere una loro identità proprio e solamente grazie a quei valori universali ed etici che sono stati tanto bistrattati negli ultimi anni. “Il mondo europeo – afferma Touraine in una delle sue ultime opere – ha rotto con la ricerca della stabilità e dell’integrazione per indirizzarsi in una direzione opposta, lavorando alla concentrazione di tutte le risorse economiche, politiche, militari e scientifiche nelle mani di un’élite creata e legittimata attraverso il dominio esercitato in tutti i campi sulla popolazione”.
Questo processo storico non è stato immune da problemi, in quanto “questo tipo di società deve essere definito sia da una eccezionale capacità di concentrazione delle risorse, sia dalla creazione di tensione e di conflitti sempre al limite dell’insopportabile. È la polarizzazione della società che ha permesso la concentrazione delle risorse, che a sua volta si è potuta realizzare solo attraverso metodi di dominio e di sfruttamento sociale che si sono mantenuti nel corso di diversi secoli”. Nell’attuale fase storica però il dominio del mondo è in mano all’élite finanziaria e questo fenomeno è alla base del processo di “decomposizione” di tutti gli altri attori sociali, politici inclusi. “Così non solo l’economia finanziaria [si separa n.d.r.] dall’economia reale – dice Touraine – ma la vita economica nel suo insieme si separa dal resto della società, il che minaccia di distruggere le istituzioni dove si costruiscono le norme e i modi di negoziazione sociale”.
Questo spiega sia la crisi dei partiti tradizionali – che non riguarda solo l’Italia ma l’intero continente europeo – che l’involuzione in senso burocratico della Chiesa e il suo progressivo scollamento dalla base dei propri fedeli.
Alain Touraine, completamente a suo agio in mezzo agli studenti nonostante i suoi 88 anni, non ha lesinato commenti sulla situazione politica italiana e sulle dimissioni di Papa Ratzinger: “La decisione di Ratzinger non ha avuto nulla a che fare con problemi di salute, è solo un segnale del rischio che corre la Chiesa – ha detto. Un rischio, che grava anche su altri attori ed istituzioni tradizionali, di “svuotamento” e di “decomposizione” di un’organizzazione “tenuta in piedi, per lo più, dalla vitalità e dallo spirito di iniziativa della sua base”. Il problema di fondo, nel caso della Chiesa Cattolica, sarebbe per Touraine la sua visione del mondo antiquata e ormai in totale contraddizione con i percorsi della modernità.
Per quanto riguarda l’ascesa politica del Movimento di Beppe Grillo in Italia, secondo lo studioso francese è la diretta conseguenza della disgregazione dei soggetti politici e sociali tradizionali, ma potrebbe anche avere una funzione storica positiva.
Infine, è il modello maschile di società ad essere in crisi secondo Touraine, un modello totalmente basato sulla competizione e sul denaro.
La nuova società del dopo crisi – che lui chiama post-sociale – per sopravvivere dovrà necessariamente recuperare altri valori più spiccatamente femminili, quali la solidarietà, l’altruismo, i diritti umani.
Laura Gobbo