World Water Day, perché sia bene pubblico, per la Commissione la questione riguarda gli Stati
A Bruxelles raccolta di firme per cambiare la Carta dell’Ue e farla definire come un diritto umano
Bruxelles la Giornata mondiale dell’acqua è, per tutti, il pretesto perfetto per dire la propria sulla privatizzazione delle risorse idriche. Così, mentre nel mondo si parla di “cooperazione internazionale”, i cittadini europei si danno da fare affinché la loro acqua resti pubblica.
Dal 1993 il 22 marzo si festeggia il World Water Day, istituito dalle Nazioni Unite per attirare l’attenzione sull’importanza delle acque dolci e per difenderne una gestione sostenibile. Ogni anno il focus va ad un tema diverso e il 2013 è stato dedicato alla cooperazione internazionale, unico mezzo possibile per raggiungere un equilibrio tra bisogni e priorità di ciascuno quando in ballo c’è un bene tanto prezioso quanto lo è l’acqua. Così ricercato che, ormai, l’obiettivo di “usare l’acqua come strumento di pace”, di cui si legge sul sito delle Nazioni Unite, sembrerebbe quasi un ossimoro, ma non manca, comunque, un forte impegno a livello internazionale per realizzarlo.
L’Alto rappresentante per gli Affari esteri Catherine Ashton ricorda che solo per programmi di implementazione di servizi idrico-sanitari, l’Unione europea ha speso, tra il 2007 e il 2012, più di 2,2 miliardi di euro. Nello stesso comunicato riafferma quanto sia importante, per l’Ue, il riconoscimento del diritto umano all’acqua potabile, in quanto direttamente derivato dal diritto alla vita e alla dignità umana. Dichiarazione, quest’ultima, che, però, all’atto pratico finisce per avere ben poco valore. Questo diritto umano, riconosciuto anche dall’Onu, è, infatti, ancora molto difficile da applicare nel concreto in un’aula di tribunale.
Anche per questo motivo è nata l’Ice, l’Iniziativa dei cittadini europei, Right2Water, che chiede a Bruxelles: il riconoscimento formale del diritto umano all’acqua all’interno della legislazione comunitaria, la disapplicazione delle regole sul mercato interno dell’Ue rispetto al bene acqua e un maggior impegno per la sua realizzazione concreta all’interno e al di fuori dell’UE. Il tema che fa discutere è proprio la privatizzazione delle risorse idriche nei paesi europei. Argomento così scottante che i Commissari per l’Ambiente, Janez Potocnik, e per il Mercato interno, Michel Barnier, hanno colto l’occasione delle celebrazioni del World Water Day per mettere le mani avanti e ricordare che “la Commissione riconosce che l’acqua è un bene vitale per i cittadini e che la gestione delle risorse idriche è un problema dei singoli stati”. La Commissione si presenta, così, totalmente imparziale, rispondendo a chi la accusa di star spingendo per la privatizzazione dei servizi idrici, per far fronte alla crisi economica, in certi stati membri. Se davvero Bruxelles sarà così neutrale come dice, la partita si giocherà solo tra i gestori privati e le firme dei cittadini.
I primi sono rappresentati da AcquaFed, la Federazione internazionale degli operatori dell’acqua privati, che ha chiesto all’Ue di cambiare la Carta dei diritti fondamentali europea “per includervi, in modo specifico, il diritto umano all’acqua potabile e ai servizi sanitari”. Un punto di incontro con le richieste dell’Ice per l’acqua, che, da quando è nata, non ha fatto che scontrarsi con gli interessi di AquaFed. Ad ora, nella battaglia sulla liberalizzazione, i cittadini stanno avendo la meglio contro la lobby dell’acqua privata. L’Ice ha già raccolto in meno di sei mesi il milione di firme necessario ad avviare il processo di modifica della Carta. Adesso non resta che raggiungere il quorum dei paesi, primo fra tutti l’Italia, dove il numero di adesioni continua a salire.
Camilla Tagino
Per fare di più: Raccolta firme sabato 23 a Bruxelles
Per saperne di più: –Sito dell’Ice, sito del World Water Day–