Il governatore della Banca centrale annuncia un piano per salvare i conti sotto i 100mila euro
I religiosi ortodossi offrono garanzie ma la gente è scesa in piazza a protestare duramente
Anche a Cipro si è arrivati agli scontri di piazza. Duri, drammatici, con qualcuno che piange e altri che tirano sassi. La nuova Grecia è lì, per le stesse colpe, per la disinvoltura delle banche che avevano investito in quelle di Atene; cadute queste, son cadute anche quelle. C’è chi teme di perdere il lavoro (e lo perderà) e chi i soldi (e anche loro li perderanno). Intanto gli sportelli delle banche di Cipro resteranno saldamente chiusi fino a martedì, i Bancomat, che bene o male sono stati riempiti in questi giorni per non bloccare la vita quotidiana, per tenere sotto controllo l’agitazione popolare, ieri sera erano in gran parte vuoti, e quelli pieni erogano non più di 260 euro a testa. Le piazze invece erano piene di gente, piene di slogan contro la Germania, nei quali, senza mezzi termini, si definisce la cancelliera una “fascista”. La paura sta diventando terrore per i ciprioti, ai quali la Banca centrale europea ieri ha detto che la liquidità sarà garantita solo fino a lunedì, nel frattempo deve essere varata una soluzione. E il governo ci lavora, disperatamente, avanzando proposte continuamente bocciate dai partner Ue, e ieri sera si è riunito in contemporanea al governo cipriota anche l’Eurogruppo, telefonicamente, per concordare una soluzione, questa volta possibile.
E’ lo stesso Eurogruppo presieduto dallo stesso Jeroen Dijsselbloem, il ministro delle Finanze olandese, che sulla vicenda del prelievo forzoso, sonoramente bocciata dal Parlamento di Cipro, ieri ha detto “se c’è un responsabile sono io, ho sbagliato”. Un commento che non tranquillizza da parte del capo dell’equipe chirurgica che sta operando a cuore aperto Cipro. “E’ vero – ha poi aggiunto – quel che abbiamo fatto ha minato la fiducia”, che è il fondamento dell’economia. Ma lui resta lì, come tutti gli altri leader europei responsabili (o non) di questa crisi. Non è detto che sia così per i dipendenti delle banche cipriote, che non si fidano delle rassicurazioni che ieri venivano dal governo locale circa i loro posti di lavoro.
Il governatore della Banca centrale, Panicos Demetriades, ha annunciato che la Cyprus popular bank (conosciuta nel Paese come Laiki Bank), quasi fallita a causa della sua enorme esposizione sul debito greco, sarà ristrutturata. Per salvarla dal fallimento, ed evitare che i risparmiatori perdano i loro soldi, le parti ancora “buone” dell’istituto passeranno alla Banca centrale, le cattive in una “bad bank”. “Questo permetterà di evitare la bancarotta e di proteggere i depositi fino a 100mila euro”, ha spigato Demetriades. La legge che realizza il piano dovrebbe essere poi votata da un Parlamento circondato dai lavoratori dell’Istituto che temono per il loro posto di lavoro.
Si lotta contro il tempo per evitare la tragedia, per tenere insieme un paese, sembra che anche la Chiesa ortodossa si stia operando per offrire garanzie, ma secondo quanto ha rivelato ieri l’agenzia di stampa Reuters, in pochi credono che si riuscirà. I funzionari dell’Euro working group, gli esperti che assistono i ministri delle Finanze della moneta unica, scrive l’agenzia, parlando di Cipro descrivono “una situazione di caos”, e durante le riunioni di questi giorni “si ipotizza apertamente l’uscita dalla zona euro”.
In giornata forse arriverà un piano, ma in realtà non c’è fretta. Le banche son chiuse fino a martedì, e i mercati fino a domenica. Si può ragionare con calma.