In Spagna comincia a vacillare l’assistenza sanitaria obbligatoria. In particolare verso i più deboli: i bambini figli di immigrati, per i quali la riforma varata lo scorso anno sulla scia della crisi economica prevedeva invece l’assistenza obbligatoria, così come per i parti. Lo denuncia l’Ong sanitaria Medicos del Mundo, che si batte perché l’assistenza sia garantita a tutti.
Secondo l’organizzazione nelle comunità in cui l’organizzazione è presente (Aragona, Baleari, Castilla-La Mancha, Pais Valencia, Madrid e Navarra) si sono registrati “numerosi casi di violazione dei diritti”, e dice di aver ricevuto denunce da parte altre comunità. Secondo Medicos del Mundo “manca la volontà politica di chiarire le zone grige” del regio decreto approvato dal governo lo scorso anno, che ha modificato il Sistema Sanitario Nazionale. In particolare, l’organizzazione afferma che a Pamplona, il figlio di una famiglia rumena non è stato curato, mentre nella città di Toledo i medici pubblici hanno rifiutato l’assistenza sanitaria ai bambini di una famiglia marocchina. A Yepes (Toledo), due bambini, di uno e due anni di nazionalità rumena non sono stati ammessi alle cure con il pretesto che “non aveva alcun diritto perché né loro né i loro genitori avevano il numero identificativo per stranieri”, hanno spiegato le autorità sanitarie, come riporta l’Ong.
L’organizzazione sottolinea che quando le persone che non hanno la tessera sanitaria si ammalano in alcuni ospedali vengono accettati solo se accettano di firmare l’impegno a pagare, e giorni dopo il ricovero hanno ricevuto “a casa bollette pesanti”. A Toledo ad esempio l’ospedale della Viergen de la Salud avrebbe inviato una fattura di 3000 euro per un parto “quando le donne in stato di gravidanza devono essere completamente coperte per il parto del servizio sanitario nazionale”. A Madrid, centri sanitari come la Fundación Jiménez Díaz hanno fatturato, secondo MdM, le cure d’emergenza per pazienti cronici.