“Spostare stabilimenti dal nord al sud ha aiutato a risolvere il problema del costo del lavoro”
E cita il caso della Ford passata dal Belgio alla Spagna (con 10mila persone rimaste senza lavoro)
L’Europa non è competitiva e questo la rende più vulnerabile di fronte alla crisi e alla concorrenza dei paesi terzi, soprattutto quelli emergenti. La ridotta competitività dipende anche da un costo del lavoro poco sostenibile, e quindi bisogna intervenire anche in questo ambito. L’analisi è del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbleom, chiamato a rispondere alle domande dei deputato europei della commissione Problemi economici del Parlamento Ue. Lui, in qualità di presidente dell’Eurogruppo, dovrebbe fornire soluzioni (o quanto meno favorirle) e dare rassicurazioni, ma mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo. Nella sua analisi della situazione in atto in Europa e ancor più nell’area Euro, Dijsselbloem sostiene che “per rendere l’Eurozona più concorrenziale va ridotto il costo del lavoro connesso alla produttività”, e che da questo punto vista “molti dei programma necessari per far fronte alla crisi, in alcuni paesi sono serviti per risolvere il problema del costo del lavoro”. Notevole.
Peccato che il giovane olandese, continuando nella sua risposta agli eurodeputati, abbia l’ardire di precisare che la risoluzione del problema del costo del lavoro “l’abbiamo vista con impianti che sono stati delocalizzati dal nord al sud d’Europa, per esempio in Spagna”. Affermazioni a dir poco sorprendenti. Dijsselbloem a Bruxelles cita espressamente la Spagna, e a Bruxelles non si può fare a meno di pensare immediatamente allo stabilimento belga di Ford, che da Genk va a Valencia proprio perché lì assemblare automobili costa meno. Difficile spiegare ai belgi che la delocalizzazione di Ford da Genk a Valencia sia un qualcosa di buono. Certamente lo sarà per il regno iberico, che acquista occupati ed espande il proprio settore industriale, ma non lo sarà affatto per il regno del Benelux, che viceversa vede crescere la disoccupazione e l’impatto della crisi.
Dijsselbloem sembra trascurare il fatto che quando parla di stabilimenti che si spostano da una parte all’altra dell’Europa si trasferiscono soltanto i problemi. Ma l’europeista Dijsselbloem, in realtà, va oltre i problemi dei singoli paesi. “Qualcuno sostiene che i paesi del nord Europa dovrebbero esportare meno per non arrecare danno ai paesi del sud. Io dico che dobbiamo creare un’unica area europea più competitiva”. Le considerazioni potrebbero essere molteplici, il dato oggettivo invece può essere ridotto a uno solo: la differenza tra Dijsselbloem e il suo predecessore, Jean-Claude Juncker, si nota eccome.
Renato Giannetti