Il Parlamento di Cipro boccia i prelievi forzati sui conti in banca voluti dall’Eurogruppo
Si cerca piano “B”. Nicosia impegna il suo gas? La Bce si dice disponibile a un prestito
AGGIORNAMENTO: La notizia che la Banca centrale europea garantirà comunque il debito di Cipro tranquillizza le Borse, che hanno aperto tutte in leggero rialzo.
Questa mattina, quando avrete questo articolo tra le mani, le Borse europee potrebbero essere impazzite, lo spread italiano e spagnolo salito alle stelle e a Cipro potrebbe essersi dimesso il presidente della Repubblica, umiliato ieri da un Parlamento che ha bocciato, senza neanche un voto a favore, il piano di salvataggio delle banche dell’isola da lui concordato con l’Eurogruppo. I deputati non hanno gradito la parte dell’accordo che prevedeva un prelievo forzoso dai conti correnti, una scelta che avrebbe da una parte fatto esplodere la tensione sociale, tenuta a bada con difficoltà dalla polizia, e rotto le relazioni con paesi come la Russia, i cui cittadini più facoltosi a Cipro hanno depositato miliardi, per non tenerli troppo in vista. In Parlamento trentasei hanno votato “no” e diciannove si sono astenuti. Bocciato totalmente il neo presidente Nicos Anastasiades e bocciato il collega neo presidente del club dell’euro Jeroen Dijsselbloem. In molti ieri ricordavano con nostalgia i tempi dell’esperto e accorto Jean-Claude Juncker. Se il cipriota resterà al suo posto sarà solo per non aumentare il caos che si è creato, ora che si fa a gara per immaginare una soluzione alternativa possibile per reperire in fretta quei soldi che la Germania non vuole che l’Europa dia per salvare l’isoletta. E’ stato l’ennesimo errore di Angela Merkel, che ha voluto forzare la mano, ma questa volta ha, inaspettatamente, trovato un osso più duro della Grecia. Anche perché Nicosia può guardare anche ad Est, alla Russia.
Cosa succede ora nessuno lo sa, ma l’Eurogruppo attende con impazienza una proposta che da Cipro deve arrivare, visto che lì si è bocciato l’accordo sottoscritto a Bruxelles sabato scorso. La fretta è dovuta al fatto che le banche locali potrebbero collassare da un momento all’altro e tanti temono che questo avrebbe un effetto domino sull’area dell’euro, anche se in questa zona l’economia cipriota pesa solo per lo 0,2%. Le possibilità sono molte anche perché, tanto per cambiare, si tratta di una questione di principio più che di sostanza. Per salvare le banche cipriote, che sono servite da salvadanaio un po’ a tutta Europa (nessuno è “innocente”, da Londra, alla Germania, alla Russia) ci vogliono, sembra, 16 miliardi. Per la Grecia se ne sono trovati 313. E’ dunque una cifra che il club dell’euro potrebbe pagare senza problemi. Ma ci sono questioni di principio da affrontare. La Germania ha preteso il prelievo forzoso sui conti correnti bocciato ieri, per 5,8 miliardi. Gli altri 10 era d’accordo che li mettesse l’Unione. Dunque in realtà la cifra da trovare non è 16, ma 5,8, che poi è una somma identica all’esposizione delle banche tedesche a Cipro. Tra gli europei i tedeschi son quelli che più hanno approfittato dei lauti interessi pagati dalle banche isolane. Anche in Grecia le banche tedesche erano le più esposte. Casi della finanza. Merkel voleva i suoi soldi indietro più in fretta possibile.
Non ha funzionato ed ora, stabilità politica permettendo, il piano dovrà essere diverso, e necessariamente più a lungo termine. Anche perché nel 2012 il Pil di Cipro era di 17,9 miliardi, 5,8 sono il 32,4%. Dove li trova un governo il cui ammontare della spesa è al 47% del Pil? Può tagliare qualcosa, ma davvero poco, ci sono meno di 15 punti percentuali tra la spesa effettuata e i 5,8 richiesti. Si potranno aumentare le tasse, fare qualche taglio, emettere titoli pubblici, chiedere aiuto alla Russia (che ha già prestato 2,5 miliardi nel 2011).
Mentre da Londra è partito un aereo con un milione di euro in contanti per gli stipendi dei militari stanziati a Cipro che non possono andare in banca perché sono chiuse, si ragiona sul gas cipriota. Sono stati individuati grandi giacimenti nelle acque territoriali, e Nicosia potrebbe con quelli garantire la sua esposizione.
Intanto tirano un sospiro di sollievo tutti quei paesi, come l’Italia, dove si temeva che Cipro fosse solo una “prova generale” del prelievo forzoso. Nonostante le rassicurazioni che la cosa non si sarebbe ripetuta, nessuno si fidava. Ora, come avrebbe voluto la Commissione europea sin dall’inizio di questa sciagurata proposta, l’idea è stata sepolta.
Lorenzo Robustelli per Il Secolo XIX di oggi