Bruxelles – Due reattori nucleari del Belgio, chiusi in seguito alla scoperta di alcune falle tra luglio e settembre 2012, saranno a breve riaperti e messi di nuovo in funzione. Una decisione che mette a rischio il piccolo regno e i suoi cittadini, secondo il gruppo dei Verdi all’Europarlamento. I Greens hanno commissionato uno studio indipendente sugli impianti che inficerebbe quello ufficiale dell’Agenzia federale di controllo nucleare (Afcn), che ha invece dato il via libera all’Electrabel, l’azienda che produce l’elettricità nel paese, per riavviare la produzione. “I difetti scoperti nel 2012 non sono stati rilevati nel controllo finale dopo la fabbricazione degli impianti, anche se avrebbero dovuto essere rilevabili con gli strumenti di controllo ad ultrasuoni disponibili quell’epoca. Questo fatto di per sé implica che i difetti sono apparsi, si sono evoluti o almeno sono cresciuti, durante i 30 anni di attività. Ma l’Afcn non considera questo come un argomento ovvio”, scrive la professoressa Ilse Tweer nel suo studio.
Le due centrali nucleari belghe, che in tutto contengono 7 reattori, sono divenute operative una nel 1982 (Doel) e l’altra nel 1983 (Tihange). In seguito alla scoperta delle falle, che ha causato un calo di pressione nell’impianto di raffreddamento, “l’Afnc ha richiesto solo un test leggero sul reattore a pressione, per evitare una distruzione dello stesso. Questo test può rivelare quindi un difetto dovuto a questo carico specifico, ma può certamente assicurare che il difetto non si evolverà ulteriormente durante il funzionamento dell’impianto”. Per questo, sottolinea la professoressa Tweer, “è fondamentale tenere a mente che le prove complementari che sono in programma pur essendo sufficienti a dirci se l’impianto non può essere riaperto, non sono comunque sufficienti ad assicurarci che il problema non possa ripresentarsi in futuro”, e magari in forma più grave e pericolosa.
“Il Belgio ha già preso la decisione di uscire dal nucleare, ma sta continuando ad allungare i tempi di questo obbiettivo. Non capisco perché voglia affrontare nuovi rischi, e relativizzare un allarme che invece va preso molto seriamente” ha attaccato Rebecca Harms, co-presidente dei Greens, che ha aggiunto: “Non si tratta di uscire o meno dal nucleare, ma solo di accelerare una decisione già presa. Bisogna ragionare in termini di sicurezza”. Il governo Belga, presieduto da Elio Di Rupo, al suo insediamento aveva ribadito la chiusura del parco reattori nazionale ma con una condizione sospensiva. La clausola dice che le centrali saranno chiuse se entro il 2025 si riuscirà a individuare fonti alternative adeguate a garantire la sicurezza e l’economicità delle forniture elettriche. Secondo il programma del governo Tihange comunque dovrebbe chiudere nel 2025 e Doel fra il 2014 e 2015, ovvero a 40 anni di età.
Muriel Gerkens, membro del parlamento Belga per gli Ecolò, ha spiegato che domani si riunirà la commissione per la sicurezza nucleare per discutere della faccenda, e che loro presenteranno un progetto di legge che affermi, nel caso di riapertura degli impianti, che l’azienda produttrice si deve assumere tutte le responsabilità per eventuali incidenti futuri, e deve assicurare di avere un fondo di garanzia per sostenere eventuali programmi di emergenza, pari a oltre un miliardo di euro. “Per anni hanno fatto credere ai belgi che senza centrali nucleari non si può stare. Dobbiamo invece puntare su centrali a gas o termiche, il Governo deve avere più coraggio, dobbiamo dire a tutti che che è possibile produrre energia in maniera differente” ha concluso Gerkens.
Per saperne di più:
– Scarica lo studio commissionato dai Greens (in inglese)