Ashton: “La Convenzione di Vienna deve essere rispettata da entrambi le parti in causa”
Secondo il diritto internazionale la persona dell’ambasciatore è inviolabile
L’Unione Europea desidera, come in ogni disputa, che si “arrivi a risultati soddisfacenti per entrambi”, e con le solite frasi di rito invita India e Italia a “decidere nel rispetto del diritto del mare e di quello internazionale” e ad “esplorare tutte le possibili strade per una soluzione amichevole”. Bruxelles spera che la situazione si risolva, ma non intende esporsi troppo, così il portavoce dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri Catherine Ashton, ha dichiarato che “la Convenzione di Vienna deve essere rispettata da entrambi le parti in causa”, senza però osare esplicitare chi, secondo l’Unione, stia venendo meno ai patti.
Il caso dei due marò italiani è degenerato ulteriormente quando il nostro governo ha deciso, dopo che le autorità indiane avevano concesso a Salvatore Girone e Massimiliano La Torre, un breve ritorno in patria per votare, di non rimandarli più indietro. Secondo Roma spetta alle autorità italiane decidere sulle loro responsabilità. L’India ha, così, deciso di negare l’immunità diplomatica all’ambasciatore italiano, Daniele Mancini, che si era fatto garante del loro ritorno. Il presidente della Corte suprema indiana, Altamas Kabir, spiega di aver perso “ogni fiducia nel Signor Mancini” Dovrà comunque continuare a rispondere al diritto internazionale e, in particolare, alla Convenzione sulle relazioni diplomatiche, sostiene uno dei degli avvocati della parte italiana, Mukul Rohatgi, secondo il quale la persona dell’ambasciatore è inviolabile, perciò “nessuna autorità indiana può imporre restrizioni sui suoi movimenti”.
In tutta risposta e il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Syed Akbaruddin, il quale ha ammesso l’esistenza di un “conflitto di giurisdizioni”, ha dichiarato: “siamo consapevoli della Convenzione di Vienna e dei nostri obblighi” in materia di immunità ma “in qualità di funzionari del governo federale dell’India” si atterranno alle direttive della Corte Suprema indiana. Così la Corte di New Delhi ha confermato che Mancini non ha diritto all’immunità diplomatica e ne ha prorogato il divieto di lasciare il Paese fino al 2 aprile, data per la quale è fissata anche la prossima udienza per i due marò.
Alla luce dei fatti, nelle dichiarazioni di Bruxelles si può leggere una velata presa di posizione contro la decisione indiana, più di quanto la Commissione stessa voglia dare a vedere, ma per qualcuno non è sufficiente. Tra questi c’è la Vice presidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli, che ha presto presentato un’interrogazione ad Ashton. “È necessaria una presa di posizione più chiara e netta da parte dell’Unione rispetto all’India, – dichiara Angelilli – che per ben due volte, ha messo in discussione principi “consuetudinari” del diritto internazionale, violando quelli dello Stato italiano”. Ora che un diplomatico italiano rischia di essere incriminato per vilipendio della magistratura e di finire sotto processo, se non, addirittura, arrestato, secondo Angelilli “questa vicenda non può essere derubricata a una mera questione di rapporti bilaterali”.
Camilla Tagino