Il Consiglio europeo si è concluso senza che lui neanche ci fosse. Era già volato in Italia per l’inaugurazione delle Camere, con in tasca la speranza di “piazzare” un presidente del Senato. Eppure la sua piccola (ma forse neanche tanto), ultima, vittoria europea Mario Monti l’ha portata a casa. Lontano dalle telecamere e dal clamore, sicuramente il professore, leggendo le agenzie, si starà compiacendo con il fido Enzo Moavero Milanesi, il grande tessitore italiano a Bruxelles. Ieri tutti si concentravano sulla bocciatura del premier finlandese, Jyrki Katainen, all’ipotesi della “flessibilità”, la possibilità per uno Stato di fare investimenti pubblici manovrando sui margini, consentiti, del deficit. Una dichiarazione, quella del finlandese, che ha fatto rumore solo nel silenzio degli altri leader sull’argomento.
E invece oggi qualcuno con più peso ha autorevolmente testimoniato che la linea di Monti è passata. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, nella conferenza stampa di fine vertice ha dichiarato di trovare “assolutamente giusto” che l’Italia, che ha un rapporto deficit/Pil inferiore al 3%, e quindi in linea con le direttive europee, “possa avere maggiore spazio per gli investimenti, come previsto dal ‘preventive arm’ del Patto di stabilità e crescita”. Secondo quanto spiegato da Merkel “il Patto di stabilità permette di utilizzare uno spazio di manovra, ma bisogna attenersi al patto stesso. Questo vale per i Paesi con un rapporto deficit/Pil sotto il 3%”, un vincolo che “l’Italia rispetta”.
“Missione compiuta” avrà pensato Monti, che ieri notte nella sua ultima conferenza stampa al Consiglio europeo si era vantato, come sempre discretamente ma chiaramente, del fatto che se oggi l’Italia può permettersi di affrontare la crisi politica che sta vivendo, è solo grazie al fatto che lui ha portato il Paese fuori dal guado, al riparo dalle bizze dei mercati, e con i conti ormai a posto (debito da duemila miliardi di euro a parte, ma quella è un’altra storia). E farlo non gli è costato certo poco, soprattutto da punto di vista elettorale e dell’immagine agli occhi di tanti italiani. Anche perché, come ha ricordato ieri Monti al summit del Ppe, lui ci ha messo la faccia, mentre altri, che le sue riforme le hanno votate, poi al momento della campagna elettorale si sono dati alla macchia, e non si sono più assunti le loro responsabilità. “Le riforme che abbiamo fatto insieme sono ormai orfane di padre e di madre” ha ironizzato ieri Pier Ferdinando Casini, anche lui al summit Ppe. L’Europa invece da oggi sarà orfana di Monti. O no?
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