Il Nobel: “Vadano a parlare di ‘delicato equilibrio’ a Stati col 25% di disoccupazione”
Per il professore “politiche di rigore sono del tutto fuori luogo in un’economia depressa”
La nuova linea dell’Unione europea che alle parole d’ordine di austerità e rigore sta affiancando quelle di crescita e sviluppo non convince affatto Paul Krugman. Secondo il premio Nobel per l’Economia, la Commissione “copre l’orrore della situazione europea con una coperta di parole tranquillizzanti”. Criticando il fatto che l’esecutivo comunitario parli di voler raggiungere un “delicato equilibrio”, tra rigore e crescita, dal suo blog sul New York Times Krugman si chiede: “Questo “delicato equilibrio” come si sente in quei paesi con 15, 20, 25 per cento di disoccupazione?”.
La situazione per l’economista è chiara, quella di Bruxelles è una “strategia economica che, non dimentichiamolo, ha fatto piombare l’Europa in recessione, e continua a spingere la disoccupazione dell’area euro verso nuovi massimi”. Per Krugman “l’Europa nel suo complesso sta perseguendo un notevole grado di austerità fiscale che è del tutto fuori luogo in un’economia ancora depressa”. E come se non bastasse “gran parte di questo inasprimento proviene da paesi che non hanno una scelta, se non quella di imporre almeno un po’ di austerità”, mentre invece “la Commissione dovrebbe esortare quegli Stati che non soffrono di una crisi del debito, a impegnarsi in politiche di espansione invece di dare sempre alla Germania un pollice in alto, quando invece si sta effettivamente muovendo nella direzione sbagliata”. Lo stesso vale per Parigi, conclude infatti Krugman: “La Commissione dovrebbe sottolineare quanto sia sbagliata l’idea, per la Francia, di impegnarsi in una stretta fiscale perché la sua economia è più debole del previsto. Che è esattamente il contrario di una politica macroeconomica prudente”.
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