Beppe Grillo non è il primo e non sarà l’ultimo politico a dire stupidaggini sull’euro e sull’Europa. E’ come tanti, apre bocca e le dà fiato. C’è chi lo fa per esprimere una cieca fiducia dell’Unione (e ne subisce maldestramente gli errori) e chi invece l’attacca senza guardare cosa e come (e ne prende i vantaggi comunque). E’ un politico come tanti dunque, in questo e può piacere o no, anche se resta un problema di serietà, che va oltre il piacere o no.
Diversamente da molti politici (e qui intendo gente che fa politica seriamente, come David Cameron o Pierluigi Bersani, come il premier olandese Mark Rutte o quello lussemburghese Jean-Claude Juncker, persone diverse, di aree politiche diverse, con opinioni diverse sull’euro e sull’Unione) o molti studiosi come Paul Krugmann o Joseph Stiglitz o i tanti ricercatori meno famosi che lavorano sull’Europa da decenni, Grillo non ha però alcuna credibilità politica o scientifica per esprimersi in questo campo. Dire che in Italia la politica ruba è purtroppo, nei grandi numeri, una verità (ma basta leggere i giornali per saperlo); dire che si è contro il nucleare è un’opinione legittima anche per chi, come ad esempio chi scrive, non ha neanche una chiara idea di cosa sia un atomo. Già avventurarsi sul funzionamento della politica richiede qualche studio in più, non basta avere opinioni “di senso comune”. Per parlare seriamente di Europa, se si va oltre la chiacchiera tra amici nell’esprimere il favore o meno ad una forte unione e si vuole addirittura esprimere previsioni sul pensiero e le azioni che sono nella testa dei governanti dei Ventisette, bisogna per lo meno parlare un altro paio di lingue europee (per attingere il quanto più possibile direttamente alle fonti, che sono ben altro che un collegamento a internet) e studiare l’argomento a lungo dopo, ovviamente, aver incontrato e discusso con questi protagonisti (buoni o cattivi che siano, non è questo il punto) dell’Unione. Beppe Grillo queste cose non le ha fatte. E’ talmente indietro che neanche ha un programma per l’Europa. “Per noi l’Europa, al momento, non è una priorità e non ci consideriamo ancora sufficientemente maturi per fare proposte concrete su temi europei, ma abbiamo la buona volontà per iniziare a lavorarci, quello sì”, diceva tre settimane fa con candore Francesco Attademo, candidato del Movimento 5 Stelle per la circoscrizione Europa, uno che queste cose sul suo movimento dovrebbe saperle bene. Se dunque tre settimane fa i grillini stavano così, cosa è successo in questi giorni per cui Grillo si sente in grado di vaticinare il futuro della politica monetaria europea?
L’ho scritto già giorni fa, non ho preclusioni per Grillo, per i suoi eletti e per il suo movimento. Portano aria nuova, si battono per la tutela di esigenze vecchie mai soddisfatte dalla politica, ma ancora hanno molta strada da fare, ancora non sono una “forza politica” (non ho scritto partito, so che non lo vogliono essere, ma se hanno scelto il Parlamento di certo una forza politica la vorranno essere). Hanno poche e semplici istanze, quasi tutte, tra l’altro, giuste. Consolidino quelle, gli diano le gambe per diventare proposta e poi realtà politica, ed intanto, con più modestia del loro fondatore, si spingano a studiare il contesto nel quale si agisce, perché dal contesto, in politica, non si può prescindere. E non guardarlo vuol dire avere vita politica breve. E potrebbe essere un peccato.
Lorenzo Robustelli
Beppe Grillo, intervistato dal quotidiano tedesco “Handelsblatt”, ha detto che l’Italia è “de facto già fuori dall’euro”. Il leader del M5S ritiene che i governi dei paesi nordeuropei manterranno Roma entro l’Eurozona “fino a che non riavranno gli investimenti effettuati dalle loro banche sui titoli di stato italiani. Dopo di che ci lasceranno cadere come una patata bollente”.