A Strasburgo il Commissario alla Salute si dice favorevole a controlli e sanzioni più rigorose
I parlamentari: “C’è bisogno dell’etichettatura d’origine, per conoscere tutta la catena”
Lo scandalo della carne equina non dichiarata in etichetta si sta diffondendo sempre più anche in Italia, solo ieri ne sono state trovate tracce in confezioni di pasta fresca a Roma, a Viterbo, nel bolognese e nel perugino. E il nostro è solo l’ultimo Paese di una lunga lista. L’Europa sta tentando di correre ai ripari per tentare di fermare questa frode alimentare e rassicurare i consumatori. Una preoccupazione in cima all’agenda del Parlamento, che oggi ha affrontato il tema nel corso della plenaria di Strasburgo, alla presenza del commissario europeo per la Salute, Tonio Borg. Dallo scandalo “dobbiamo imparare la lezione” ha esortato Borg, dichiarandosi favorevole a “controlli e sanzioni più rigorose”. Secondo il commissario le multe dovrebbero essere commisurate al guadagno derivante dalla frode perché “solo la prospettiva di perdere più di quello che le attività illecite possono portare può servire come un deterrente effettivo”. D’altro canto, però, non si deve minare il mercato unico: “Il sistema è da confermare”, ha detto Borg, ricordando che la sicurezza è ancora affidata principalmente a controlli nazionali.
Tra i parlamentari in aula c’è chi ha chiesto si torni all’etichettatura di origine, come Linda McAvan (S&D) secondo cui la Commissione dovrebbe accelerare gli studi per fare si che le “aziende si assumano le proprie responsabilità per le loro catene di approvvigionamento”. L’obbligo di etichettatura di origine, che consentirebbe al consumatore di sapere “dove avviene l’allevamento, dove la macellazione e quando la carne viene immessa nella catena” è molto importante anche secondo Richard Seeber (Epp), per consentire ai cittadini di “prendere opportunamente le proprie decisioni”.
Ma sul sistema di etichettatura di origine Borg è scettico: potrebbe finire per “infiltrare il protezionismo” e così ”minare il mercato unico”. Riflette sulle cause dello scandalo James Nicholson (Ecr) che punta il dito contro il tentativo dell’industria alimentare di abbassare i prezzi e creare il cosiddetto “cheap food”. “Lasciatemelo dire chiaramente – chiarisce Nicholson – non esiste niente del genere: il buon cibo costa”.
Letizia Pascale