Come si presenta l’Europa al Conclave che inizierà oggi? Il successore di Benedetto XVI proverrà ancora dal Vecchio Continente o sarà la volta di un Papa africano, asiatico, latinoamericano o addirittura del Nord America? A partire dall’11 febbraio, da quando Papa Ratzinger ha annunciato al mondo intero le sue dimissioni, la discussione che si è aperta ha toccato naturalmente anche la nazionalità del futuro Vescovo di Roma.
Una trama secolare fra umano e spirituale. Adesso, a una manciata di ore dalla chiusura dei Grandi Elettori nella Sistina, il dibattito è diventato più acceso. Si compulsano le statistiche, si consultano le indicazioni della geopolitica internazionale, si scrutano i profili e i curricula dei possibili candidati. Le cronache vaticane raccontano quotidianamente di cordate, di voti in transito da un cardinale all’altro, di ticket riguardanti sia il Papa che il Segretario di Stato. E’ il copione di ogni Conclave, un rito antico che deve il suo innegabile fascino anche ai suoi rituali e alla sua segretezza, in cui la grazia divina e le logiche umane sono state chiamate inevitabilmente a incontrarsi e a cercare una mediazione possibile. Proprio per questo la storia dei Conclavi è un mosaico affascinante di esperienze eterogenee, di lotte e di pressioni, di preghiere e invocazioni spirituali, di raffinate alchimie e veti contrapposti, in cui ad elezioni di pochi giorni si sono alternati scrutini estenuanti durati mesi e mesi.
I numeri in campo.
Ritornando al prossimo Conclave, sono in totale 115 i Cardinali elettori con meno di 80 anni che martedì 12 marzo entreranno sotto le volte della Cappella Sistina per scrivere il nome del nuovo Pontefice. Di essi, 60 provengono dall’Europa, 14 dall’America Settentrionale e 19 dall’America Latina. Undici sono africani, 10 arrivano dall’Asia e soltanto uno è sbarcato dall’Oceania. Tra gli europei, il gruppo nazionale più folto è rappresentato dagli italiani (28), seguito dai tedeschi (6), dagli spagnoli (5), dai francesi e dai polacchi (4), dai portoghesi (2). L’Irlanda, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, il Belgio, i Paesi Bassi, l’Austria, la Bosnia-Erzegovina, la Lituania, la Croazia e la Slovenia hanno un solo grande elettore. Tra questi non compare il cardinale scozzese Keith O’Brien, che qualche settimana fa ha annunciato la sua rinunciato per ‘motivi personali’ legati allo scandalo pedofilia che lo ha coinvolto in prima persona.
Alcuni profili di papabili europei.
Limitandoci solo all’Europa, il Vecchio Continente schiera una buona pattuglia di cardinali su cui si è appuntata l’attenzione dei media e l’interesse degli osservatori di cose vaticane. Alcuni sono pastori di grandi diocesi europee, altri sono responsabili di dicasteri curiali e di congregazioni vaticane. Anche se pochi eccellono per popolarità (come poteva essere per il cardinale Martini) o per una spiccata personalità (come quella del cardinale Ratzinger), conviene esaminare più da vicino i profili dei cardinali europei che più di altri potrebbero avere qualche chance nel segreto della Sistina. Ben sapendo, però, che questa volta il tabù di un Papa non europeo potrebbe essere rotto a favore di qualche personalità proveniente da Paesi di nuova effervescenza evangelica.
Scola, da San Marco a Sant’Ambrogio.
Arcivescovo di Milano, figlio di un camionista e di una casalinga, Angelo Scola è nato a Malgrate (Lecco) il 7 novembre 1941. Laureato in Filosofia e in Teologia, prete dal 1970 e vescovo dal 1991, legato da sempre all’area del movimento di Comunione e Liberazione, dopo un quasi decennio alla guida del Patriarcato di Venezia è arrivato sulla cattedra di Sant’Ambrogio nel 2011, chiamato a questo incarico da Benedetto XVI, di cui è considerato un fedele discepolo. La mossa è stata vista come un segno del favore papale per l’uomo, per i suoi orientamenti teologici e la sua dottrina espressa anche collaborando al gruppo di Communio, la rivista di teologia che ebbe Ratzinger tra i suoi fondatori. I bookmaker puntano su di lui ed è guardato da molti come colui che potrebbe riformare la Curia romana, in cui più di qualcuno non lo vede di buon’occhio. Attivo anche su Twitter (anche se all’inizio della Sede Vacante ha disattivato il suo profilo), le sue omelie e i suoi interventi sono raccolti, oltre che nel portale della diocesi milanese, anche sul sito www.angeloscola.it
Ravasi, il prelato colto ed erudito.
Il numero di pubblicazioni da lui scritte e curate è impressionante, circa 150 volumi che spaziano su temi biblici e letterari . Ad essi vanno aggiunti i numerosi interventi su quotidiani e periodici, e perfino una seguitissima rubrica televisiva in onda la domenica mattina su Canale 5. Tra i cardinali italiani, Gianfranco Ravasi è sicuramente uno più conosciuti e seguiti. Lombardo (è nato a Merate nel lecchese nel 1942), è stato Prefetto per 18 anni della Biblioteca Ambrosiana. Nel 2007, Papa Ratzinger lo nomina vescovo e lo chiama in Vaticano a presiedere il Ministero della Cultura della Santa Sede, divenendo cardinale tre anni dopo. In questa veste, cura l’istituzione del “Cortile dei Gentili”, un foro di dialogo con il mondo dell’ateismo e dei non credenti che lo porta in giro per l’Europa e il mondo. Per Benedetto XVI organizza anche la mostra di arte contemporanea per il 60° di ordinazione sacerdotale, schivando abilmente le delusioni dei non invitati, e nel novembre 2009 raduna nella Cappella Sistina un buon numero di artisti ricevuti in udienza dal Pontefice. Da ultimo, ha letto la sceneggiatura e dato buoni consigli a Nanni Moretti per il suo “Habemus Papam”, la storia di un Papa angosciato e depresso che rifiuta di salire sul trono di Pietro.
Betori, il biblista del gruppo di Ruini.
Umbro di Foligno, dove è nato nel febbraio del 1947, Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, viene guardato con una certa attenzione dai vaticanisti e dagli osservatori delle vicende religiose italiane. Considerato vicinissimo all’ex Vicario di Roma Camillo Ruini, di cui è stato stretto collaboratore e braccio destro al vertice della Conferenza Episcopale Italiana dal 1996 al 2008. Biblista raffinato e studioso del Vangelo di San Luca, dal 1997 ha lavorato alla preparazione della 15^ Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata nell’agosto del 2000 nella spianata di Tor Vergata. Tra l’altro, per i giardini del Policlinico dell’ateneo romano compilò una dotta rassegna delle piante e degli arbusti citati nella Bibbia. Due anni fa è stato al centro della cronaca nera fiorentina perché il 4 novembre del 2011 è scampato a un attentato compiuto nel palazzo arcivescovile da parte di uno sconosciuto, che ha ferito il suo segretario, don Paolo Brogi, con un colpo di pistola e che avrebbe tentato di uccidere lo stesso Betori.
Erdő, il giurista discreto.
Primate d’Ungheria e Arcivescovo di Esztergom-Budapest, dove è nato nel giugno del 1952, il cardinale Peter Erdő proviene da una famiglia di intellettuali. Divenuto prete nel 1975, tra il 1977 e il 1980 vince una borsa di studio dell’Istituto Pontificio Ungherese e si specializza in diritto canonico e civile a Roma presso l’Università Lateranense. Da lì inizia una ricca carriera universitaria in materie giuridiche nella sua terra nativa, fino a diventare Rettore dell’università cattolica “Péter Pazmany”, una delle più antiche e prestigiose d’Ungheria. Nel gennaio 2000 riceve l’ordinazione episcopale a Roma da Giovanni Paolo II, che due anni dopo lo nomina arcivescovo della capitale magiara. Dal 2006 è Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), ruolo che gli sarà riconfermato nel 2011 e che assicura una certa notorietà. Prima di lui, infatti, era stato ricoperto dal cardinale Martini, che aveva avuto modo di farsi conoscere e apprezzare dai confratelli europei.
Eijk, il medico mancato per risanare la Chiesa.
Nel suo motto c’è scritto: “Noli recusare labore” (“Non rifiutare la fatica”). Quasi una premonizione, qualora dovesse essere rivolta a lui la domanda sull’accettazione del Papato. Cardinale da poco più di un anno, il 18 febbraio 2012, Willem Jacobus Eijk è tra i porporati più giovani del Collegio cardinalizio. Arcivescovo di Utrecht, è nato nel 1953 a Duivendrecht, nella diocesi di Haarlem. Nel 1978 si è laureato in medicina ad Amsterdam e ha anche compiuto un anno di tirocinio medico, prima di entrare in seminario ed essere ordinato prete nel 1985. Ma il vecchio amore rimane e si specializza in bioetica medica presso l’Angelicum di Roma. Nel 1999 viene eletto vescovo di Groningen-Leeuwarden. Nell’Olanda attraversata dal secolarismo, trasforma le chiese nei cosiddetti “luoghi della speranza”: tutti i luoghi di culto – a partire dalla cattedrale di San Giuseppe – vengono trasformati da edifici religiosi attivi solo nei fine settimana in comunità aperte e ricettive sette giorni su sette. L’iniziativa ha successo e viene replicata anche in altre diocesi olandesi. Risultato: i fedeli partecipano di nuovo alla vita della Chiesa e i nuovi sacerdoti aumentano. Dal dicembre 2007 è Primate olandese per volere di Benedetto XVI, che lo aveva conosciuto nella Commissione Teologica Internazionale dal 1997 al 2002.
Schönborn, devoto della Madonna e moralizzatore ante litteram.
Domenicano, arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn è nato il 22 gennaio 1945 a Skalken (Skalsko), nella Diocesi di Litoměice, in Boemia, nell’attuale Repubblica Ceca da un’antica famiglia di origine nobiliare. Nel settembre di quell’anno si trasferisce in Austria. Compie gli studi superiori nelle scuole dell’Ordine dei Predicatori, poi gira per l’Europa: prima all’Università di Vienna, dove studia filosofia e psicologia; dopo a Parigi, presso l’Ecole Practique des Hautes Etudes alla Sorbona di Parigi per seguire le nozioni di Cristianesimo slavo e bizantino e all’Institut Catholique per i corsi di Teologia. Diventa sacerdote nel 1970 e consegue la licenza e il lettorato in Teologia nel 1971 e la laurea in teologia nel 1974 a Parigi. Nel luglio del 1991 viene eletto vescovo ausiliare di Vienna e quattro anni dopo diventa arcivescovo della capitale austriaca, nel solco della grande figura del cardinale Konig che fu l’artefice nel 1978 della salita di Karol Wojtyla al soglio pontificio. Ben prima dello scandalo dei preti pedofili, Schönborn era già intervenuto nel 1998 per chiedere il perdono dei cattolici austriaci per gli atti commessi dal suo predecessore, cardinale Groer, accusato di abusi sessuali nei confronti di minori. Una posizione che gli provocherà qualche incomprensione e più di un dispiacere all’interno della Curia Romana, se il 28 giugno 2010 la Sala Stampa vaticana dovette intervenire con un comunicato per spiegare il senso di un incontro di riappacificazione, voluto direttamente da Benedetto XVI, tra Schönborn e il cardinal Sodano. Altra sua particolarità è quella, in attesa di un probabile e futuro riconoscimento ecclesiastico, di essersi dichiarato possibilista sulla veridicità della apparizioni della Madonna a Medjugorje, tema controverso e oggetto di un’apposita commissione di studio presieduta dal cardinal Ruini. Infine, Schönborn è l’unico cardinale del “Ratzinger Schülerkreis”, il gruppo di ex alunni del Papa Emerito che si radunava in estate a Castel Gandolfo.
Ciro Fusco