Il progetto Capitali europee della Cultura coinvolge non solo i Comuni interessati, da Roma si offre un importante aiuto, in particolare per i rapporti con la Commissione europea, per capire le priorità e gli obiettivi del progetto. In Italia tutto passa per le mani di Leila Nista, Project Manager del Ministero dei Beni Culturali.
Qual è il ruolo del Ministero nell’iniziativa Capitali Europee della cultura?
Io coordino un ufficio che si occupa dell’Azione capitali europee della cultura. Ogni nazione ha un ufficio come il mio che si occupa dell’evento, poiché secondo una calendarizzazione stabilita anni fa, ogni nazione ha un anno specifico durante il quale una propria città avrà il titolo di capitale europea della cultura. La nostra attività consiste nel fare il coordinamento al livello nazionale di questa iniziativa, seguendo le indicazioni della Commissione Europea. Il Ministero dei Beni Culturali è il garante della correttezza del procedimento di preselezione della città capitale. Tutto il resto è lasciato alla libera iniziativa delle città che intendono candidarsi.
Il Ministero non dà neanche delle indicazioni che possano aiutare le città nei loro progetti?
Certo, il nostro ufficio serve anche ad aiutare e ad assistere le città durante questo periodo, affinché i progetti siano più consoni possibile alle richieste dell’Unione europea. Tuttavia non entriamo nel merito dei progetti specifici. La nostra preoccupazione sono le città candidate a capitali europee, le prendiamo per mano attraverso il percorso della candidatura, della preselezione, della selezione finale .
Come entrate nel merito dei progetti?
Noi possiamo dare delle risposte e indirizzare le città sulla base delle indicazioni della Commissione Europea, ma non possiamo entrare nel merito del singolo progetto. All’Unione Europea interessa che ogni anno ci siano delle città che ottengano il titolo di capitale europea della cultura per diffondere una coscienza comunitaria, per facilitare la cooperazione, per accelerare la mobilità delle idee e delle persone, per diffondere le nuove tecnologie. Il Ministero non raccomanda degli aspetti particolari, ma segue delle indicazioni date dalla Commissione e aiuta le città a seguire questi indirizzi nella presentazione del progetto. Ad esempio le nuove tecnologie sono un elemento comune perché sono uno degli obiettivi dell’Ue, come anche la cooperazione, la mobilità, il dialogo interculturale.
Il Ministero come intende sostenere la vincitrice?
Il Ministero non sostiene la vincitrice. E’ la Commissione Europea che sostiene la vincitrice. E’ vero che lo stato potrebbe intervenire, ma ad oggi non è stato previsto nulla in l’Italia.
Ha incontrato dei presidenti di candidatura di alcune città?
Ho incontrato tutti i rappresentanti delle città candidate e sto continuando ad incontrarli. Penso che sia una bellissima esperienza, le città sono estremamente galvanizzate, ci sono città che stanno lavorando a questa candidatura da diversi anni e ho trovato tutti molto competenti e professionali. Nessuno prende questa iniziativa come un’avventura, nessuno si è improvvisato. Sono tutti professionisti seri che svolgono questo lavoro con un grande entusiasmo. Ho visto persone davvero in sintonia con gli obiettivi europei, consapevoli di quello di cui stavano parlando.
Città grandi e famose come Venezia sono avvantaggiate su altre più piccole come ad esempio Matera?
Io ho invitato tutte le città a non farsi scripolo scrupolo della loro grandezza o importanza. Ho visto, per esperienza, vincere città piccolissime che sono state selezionate rispetto a centri maggiori. E tutto sarà in qualche modo giocato nelle giornate di preselezione, dove è importante la presentazione del progetto. Ho raccomandato di inviare persone con capacità dialettiche e di coinvolgimento nei confronti della commissione. Persone che possano far capire, al di la dei testi inviati, la profondità delle proposte.
Chiara Celluprica
Domenica prossima lo speciale dedicato alle candidature italiane per il titolo di capitale Europea della cultura tornerà con Bergamo.