“C’è gente che non ce la fa più, non possiamo chiedergli altro”
Il rapporto di Eurobarometro sul sentimento degli europei e degli italiani presentato a Roma
La crisi economica è “il” problema degli italiani. Per il 59% dei cittadini la principale priorità dell’UE in questo momento dovrebbe essere combattere la recessione e lavorare per la ripresa. C’è più preoccupazione che nel resto dell’Unione, dove questa urgenza resta comunque alta, per il 51% degli intervistati. Lo spiega Eurobarometro nell’ultima rilevazione sullo stato d’animo degli europei la cui parte sull’Italia è stata presentata venerdì 8 marzo a Roma presso lo Spazio Europa. Alla presentazione sono intervenuti il Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea Lucio Battistotti, il professor Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes e il Vicepresidente della Commissione Europea e responsabile dell’Industria e dell’Imprenditoria Antonio Tajani, secondo il quale “il segnale che ci arriva da tutti i cittadini europei, non solo da quelli italiani è che la stagione dell’austerità debba concludersi. I cittadini chiedono all’Europa risposte concrete per crescita e occupazione, a cominciare da un maggior sostegno all’industria e alle imprese. L’Europa deve mettere al centro della propria agenda politica l’economia reale, l’accesso al credito, la reindustrializzazione. C’è gente – ha aggiunto Tajani – che con mille euro non riesce ad arrivare alla fine del mese. Non possiamo chiedergli ulteriori sacrifici: non ce la fanno più”.
Nonostate le difficoltà però sul tema della cittadinanza comunitaria emerge un dato positivo: per la prima volta in Italia la maggioranza degli intervistati afferma di sentirsi cittadino europeo. Nel maggio 2012 si considerava europeo meno della metà del campione interpellato, oggi si è arrivati al 51%. I più entusiasti sono gli adulti fra i 40 e i 54 anni di età e i giovani, mentre solo il 45% degli over 55 ha risposto positivamente alla domanda. Il Nord Italia è la zona che si sente più vicina all’Europa con un 60% di sì, seguito dal Sud e infine dal Centro, dove solo il 39% delle persone ha affermato di ritenersi cittadino dell’UE. “La sostanza – ha detto il Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara – è che secondo questi dati gli italiani non rifiutano l’Europa, anzi vorrebbero più Europa”. Tuttavia, “quello che affascinava la mia generazione era l’idea di un’Europa dei popoli e delle culture. Quella che abbiamo oggi è invece un’Europa delle banche e della finanza. L’errore che è stato fatto negli ultimi decenni è stato di considerare l’euro un obiettivo. L’euro deve essere invece un semplice mezzo per raggiungere degli altri obiettivi”.
L’Unione Europea secondo la rilevazione continua a piacere: per la libera circolazione di persone, beni e servizi, con un 46% di consensi. A seguire troviamo, nonostante tutto, l’euro che viene citato dal 31% degli intervistati; poi la pace con un buon 30%, il programma Erasmus (28%) e il potere economico dell’UE e la sua influenza politica sul mondo (20% del campione). Scopriamo poi che, pur giudicando molto positiva l’assenza di frontiere fra i paesi membri derivante dal trattato di Schenghen, il 55% degli italiani ritiene di non aver usufruito dei vantaggi che tale accordo comporta, così come il 54% degli Europei in generale. Oltre due terzi del campione italiano (il 69%) dichiara di non avere visitato nessun altro paese d’Europa nell’ultimo anno, una percentuale notevolmente superiore al 59% del campione europeo preso nel suo complesso. Da notare che la crisi economica ha presumibilmente influito in maniera negativa sugli spostamenti internazionali, in particolare dal nostro paese e dagli altri stati dell’Europa del Sud.
Anche sul fronte della comunicazione è necessario fare molti passi avanti: il 68% degli intervistati della penisola italiana dichiara di non sapere quali sono i propri diritti come cittadino dell’UE. Nel resto del continente europeo le cose non vanno molto meglio, con un buon 54% di cittadini che confessa di ignorare i propri diritti. L’argomento che interesserebbe maggiormente gli italiani è, guarda caso, il diritto a lavorare e vivere in un altro paese europeo.
Eurobarometro ha esaminato anche approfonditamente il rapporto degli italiani con i mass media. Non stupisce apprendere che la televisione è di gran lunga il mezzo di comunicazione più utilizzato nel nostro paese: l’84% delle persone la guarda tutti i giorni. Si conferma il lento ma inesorabile calo della carta stampata, che è passata dal 29% di utenti giornalieri del novembre 2010 al 24% odierno. In parallelo, nel belpaese si registra un costante aumento dell’uso della rete e dei social network, che stanno gradualmente soppiantando i quotidiani con un 45% di intervistati che utilizzano quotidianamente internet e un 25% che accede tutti i giorni alle reti sociali. Tali percentuali erano rispettivamente del 37% e del 15% nel novembre 2010. “I giornali – ha commentato il Presidente dell’Eurispes Fara, riferendosi in particolare alla situazione italiana – si sono trasformati da fonti di informazioni ad agenzie di consenso e pretendono di orientare addirittura le scelte dei partiti politici. Questo aumenta enormemente la distanza fra essi e i cittadini”.
Nel nostro paese la tv è dunque ancora la principale fonte di informazione sulla politica nazionale ed europea, rispettivamente per il 65% e per il 53% degli esaminati. I cittadini completamente disinteressati, ovvero quelli che dichiarano di non cercare informazioni sull’attualità italiana, sono il 10% ma il dato raddoppia significativamente quando si parla di politica europea. Su quest’ultimo tema, inoltre, il 74% degli interpellati ammette di essere poco informato. Questa percentuale media è superiore a quella degli altri stati comunitari, che si attesta intorno al 68%, e cosa ancor più preoccupante, è in netto aumento rispetto al 66% di due anni fa. Il risultato lascia pochi dubbi sul fatto che l’Europa debba fare di più per rendere partecipi i cittadini delle proprie iniziative e decisioni politiche. “Gli italiani conoscono poco l’Unione Europea – ha detto Fara – ma l’Unione Europea fa troppo poco per farsi conoscere da loro. I rappresentanti in Italia dell’UE mi sembrano una vox clamantis in deserto”.
Anche la radio ha perso oltre il 10% dell’ascolto giornaliero, almeno intesa come fonte di informazione, passando dal 44% al 33% di fruitori quotidiani, anche se il suo uso rimane stabile come forma di intrattenimento. Da notare che nel resto d’Europa i quotidiani sono invece letti ogni giorno dal 37% della popolazione, mentre la radio è ascoltata dal 53% del campione preso in esame.
Il sondaggio conferma la crescente importanza dei social network nel nostro paese, con un 51% di cittadini che ritiene face book, twitter e similari degli utili mezzi per tenersi aggiornati sulla politica nazionale. Ma c’è di più: la stessa percentuale di intervistati considera le stesse reti sociali online anche un valido strumento di partecipazione alla vita pubblica. Questo risultato, per certi versi sorprendente, va di pari passo con il successo politico del Movimento 5 Stelle – che ha fatto della rete il proprio principale canale comunicativo – alle ultime elezioni nazionali. Per quanto riguarda l’attendibilità delle informazioni reperibili sui social media, i cittadini presi in esame si dividono quasi perfettamente in tre parti uguali: il 34% li ritiene credibili, la stessa percentuale non si fida, mentre il restante 32% non si esprime in merito.
Laura Gobbo
Eurobarometro è il più importante sondaggio indetto dalla Commissione Europea, effettuato regolarmente ogni anno a partire dal 1973.