Le lingue e l’Europa, si sa, sono un paio che vanno d’accordo per forza, conviventi loro malgrado ed entrambi orfani di una lingua adamitica cui nessuno crede ma che tutti sognano. Le lingue sono trappole di per sé nella conflittuale Europa dove oggi con l’entrata del croato, chiamare il pane kruh invece di hleb può risolversi in un cazzotto. Nel serbocroato iugoslavo le due parole erano indifferenti, oggi diventano un’invalicabile frontiera interna della mente europea. Di lingue artificiali e lingue imposte nessuno vuol sentire parlare e ai consigli europei ogni ministro appena entra in sala cerca subito la cabina della sua lingua. Ma la soluzione c’è, addirittura è sempre stata lì, sotto gli occhi degli stessi capi di Stato e di governo, proprio sul tavolo delle loro discussioni: i fiori. Sono pochi ormai in questo mondo inelegante che ricordano il Selam, il linguaggio dei fiori, e ancora meno i suoi adepti, i selamisti. Oggi che si parla tanto di nuove professioni, perché non rispolverarne una antica ma di grande nobiltà? Oltre agli interpreti nelle cabine, l’Unione europea potrebbe introdurre nelle sue riunioni la nuova figura del selamista che permetterà ai capi di Stato di scambiarsi messaggi informali facendosi recapitare reciprocamente mazzetti odorosi. Ecco qui un piccolo glossarietto che potrà essere opportunamente esteso ad altri significati. Il giacinto sarà il primo fiore che riceverà Grillo appena arrivasse a Bruxelles a dire che l’Italia vuole uscire dall’euro. Significa “non dica amenità” ed il bello è che con gli stessi fiori significa anche “non dire minchiate”. Grillo potrebbe però anche ricevere un mazzo d’erica che varrebbe a dire “sciocco” o ancor peggio papaveri che stanno per “imbecille”. Tutto dipenderà dall’ultimo mazzo che Berlusconi avrà inviato alla Merkel. Non saranno certo state chetmie, che significano “sei bellissima”. Ma siamo certi che lei avrebbe sicuramente risposto con un mazzo di stramoni, che vuol dire “depravato”. È probabile che Cameron venga carico di ortensie per tutti al prossimo vertice. Significano “freddezza”. E quando ci sarà troppo chiasso, anzi troppa centaurea in sala, un usciere passerà con mazzolini di lavanda, che vuol dire “silenzio!”. Ma stiamo attenti anche noi con il mughetto il primo maggio: è il messaggio dell’adultero pentito che torna all’ovile. Per parlare Selam serviranno grandi serre a portata di mano e corrieri con furgoni refrigerati sempre pronti a correre di qua e di là, ma vuoi mettere lo spettacolo di ogni vertice europeo? Tanto più che il Selam è l’unica lingua che si esprime con un verbo proprio: selamizzare. “Scusi lei selamizza?” prenderà il posto del “Do you speak English?”. Anche l’Istituto italiano di cultura di Bruxelles troverà nel Salam l’unanimità che non trova nell’inglese e potrà sottotitolare i film con una bella aiuola sotto lo schermo. Fra i ministri sarà tutto uno scambiarsi di mazzi invece del solito farsi il mazzo a vicenda. E come saranno riposanti le conferenze stampa! Solo mazzi di fiori sui tavoli e nessuno che parla. Per chi vuole cimentarsi con il Selam ecco qualche desueta frase tratta da un saggio di Leo Pestelli del 1958.
Nella categoria dei messaggi d’amore troviamo garofano, licnide, sorbolo, mazza d’oro, tamarisco: “provo per voi un’invincibile simpatia, il mio amore è puro; siate prudente ma proteggetemi; imploro il vostro appoggio.” E ancora possiamo sdilinquirci con giunchiglia, rose galle, veronica, ipomea purpurea: “languo d’amore per voi e vorrei sposarvi; vi offro il mio cuore; contate sulla mia devozione.” Attenti alle donne che vi mandano siringhe in genere e siringhe nel senso di fiore in particolare. Non vale la pena di perderci tempo: offrono “amicizia di sorella”. Peggio ancora quelle che mandano malva: “tenerezza materna”. In questi casi bisognerebbe rispondere con un bel cactus: non so cosa significhi esattamente ma dice tutto. Tornando alla mamma, a lei diremo camelia bianca, camelia rossa, cineraria, erba amara, erba medica: “Il mio primo pensiero e il mio intenso amore è per te che sei la mia guida e ti auguro vita lunga e felice”. Quanto al vaffanculo, non manca neanche in Selam ed è più che mai esplicito: un mazzo di ortiche.
Diego Marani