L’eurodeputato francese ritiene che l’attuale massimale a 300mila sia troppo alto
“Pessimo il compromesso raggiunto in commissione, in plenaria lo cambieremo”
Il termine per presentare gli ultimi emendamenti scade oggi a mezzogiorno. Ma il dibattito sulla Pac, la Politica agricola comune, la prima voce di spesa del bilancio pluriennale dell’Unione europea, continua ad accendere gli animi. Ieri è stato l’eurodeputato Verde José Bové, il contadino altermondista francese, a polemizzare con i suoi
colleghi del Parlamento. “Quello raggiunto in Agri è stato un compromesso più vicino alle posizioni del Consiglio della proposta originaria della Commissione, che pure non è propriamente un organismo progressista” ha attaccato Bové che di Agri, la commissione parlamentare Agricoltura, è il vice presidente.
I deputati avevano trovato un accordo il 24 gennaio scorso, ma la votazione definitiva in Aula è prevista per la prossima settimana, e i cambiamenti al testo non saranno pochi. “Reintrodurremo la trasparenza su chi riceve i contributi e quanto, elimineremo la possibilità di ricevere finanziamenti dai due pilastri, e miglioreremo il greening” ha assicurato Bové, secondo cui il supporto a diversi e fondamentali emendamenti sarà trasversale tra i tre gruppi: Verdi, Socialisti e Liberali. Ma il punto più importante, che secondo il contadino francese dovrebbe essere modificato per rendere la politica agricola più giusta, è il tetto ai sussidi. Secondo la proposta questo dovrebbe essere fissato a 300mila euro massimi per ogni contadino. “Ma questa misura riguarderebbe solo lo 0,12% delle fattorie” ha spiegato l’eurodeputato francese numeri alla mano “e permetterebbe solo un risparmio di 1,45 miliardi”. A suo avviso invece il tetto dovrebbe essere abbassato fino a 100mila euro ad agricoltore, “in questo modo riguarderebbe comunque solo il 3,5% degli agricoltori ma permetterebbe risparmi di 4,8 miliardi di euro che potrebbero essere utilizzati per aiutare le piccole e medie fattorie”. Secondo i dati forniti da Bové in Italia solo lo 0,9% degli agricoltori al momento riceve sussidi superiori ai 300mila euro e in Francia lo 0,2%, e il tetto attuale porterebbe quindi risparmi da redistribuire alle aziende agricole più piccole di soli, rispettivamente, 247,5 milioni e 90,4 milioni di euro (con un tetto a 100mila euro i risparmi da redistribuire sarebbero invece di 548 e 739 milioni). Resta da vedere se la sua proposta troverà l’appoggio dell’Aula di Strasburgo, cosa difficile visto che la commissione Agri non l’ha fatta passare. E ancora più difficile sarebbe il consenso successivo del Consiglio europeo.
E di Pac ieri ha parlato anche il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, che intervenendo al Forum sul futuro dell’Agricoltura a Bruxelles ha spiegato: “Senza la Pac avremmo avuto 27 diverse politiche agricole. Alcuni degli amici del mercato interno a volte tendono a dimenticare quali sarebbero le conseguenze di avere la frammentazione del mercato agricolo in Europa. Lavorando insieme in un mercato comune siamo in grado di ottenere di più valore”. Barroso nel suo discorso ha sottolineato che in Europa “abbiamo uno dei settori agricoli più competitivi del mondo”, ma al suo interno è molto differenziato, e per questo “il successo della Pac è legato alla sua comprovata capacità di adattamento”. La sfida della nuova politica agricola è quello di essere sempre più rispettosa del Pianeta, le cui risorse stiamo sfruttando in maniera non più sostenibile. Per questo, ha aggiunto Barroso, “vi è la necessità di soddisfare la crescente domanda alimentare e allo stesso tempo proteggere l’ambiente e adattarsi ai cambiamenti climatici”.
Alfonso Bianchi