L’ufficiale dell’Esercito libero Idriss: “L’embargo fa male solo al popolo che non può difendersi”
Verhofstadt (Alde): “Comunità internazionale codarda e irresponsabile. Faccia qualcosa”
La guerra civile siriana è arrivata fin dentro il Parlamento europeo. Questa mattina il gruppo dei liberali dell’Alde ha ospitato il Capo di stato maggiore dell’Esercito siriano libero (Esl), il principale gruppo di opposizione armata al governo di Bashar al-Assad. Selim Idriss è stato generale proprio dell’esercito di Assad fino al luglio scorso, quando ha deciso di disertare e unirsi ai ribelli. Oggi è venuto a chiedere l’aiuto dell’Unione europea: “L’Ue tolga l’embargo sulle armi al Paese, perché questo embargo si riflette solo sulle vittime, sul popolo che non ha i mezzi per difendersi. Mentre il regime continua a ricevere aiuti militari dall’Iran e dalla Russia”. Idriss ha dichiarato che al momento l’Esl “ha chiesto chiesto aiuto agli amici in Ue e Usa ma non ha ricevuto armi da nessuno. Quelle che stiamo usando le abbiamo ottenute nei combattimenti o comprate nel mercato nero. Ma si tratta di armamenti leggeri che non ci permettono di opporci ai carri armati e agli aerei di Assad”.
Il capo di stato dei ribelli ha incontrato anche l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue, Catherine Ashton, e Kristalina Georgieva, commissario Ue agli Aiuti umanitari. Gli Stati occidentali hanno rapporti diretti e un certo grado di fiducia in questa milizia formata in parte da ex fedeli al governo di Damasco, una milizia considerata “laica”, ma temono che permettendo in maniera palese l’ingresso di armi nel Paese si possano rafforzare anche le milizie composte da estremisti islamici, come il Fronte al-Nusra, inserito dagli Stati Uniti nella lista dei terroristi internazionali. “Noi non abbiamo diretto contatto con loro – ha spiegato Idriss – ma li rispettiamo come combattenti, sono in prima linea e hanno avuto ingenti perdite nel conflitto. Questa è una rivoluzione e entrambi stiamo fronteggiando lo stesso nemico. Il fronte al-Nusra però sta ricevendo aiuti più consistenti dei nostri, e così ritenendoli meglio equipaggiati tanti siriani si stanno unendo a loro. Anche per questo abbiamo bisogno del sostegno internazionale”.
Il militare ha voluto mostrarsi molto sicuro delle capacità del suo esercito, al punto che ai Parlamentari europei ha addirittura assicurato: “Se ricevessimo le armi potremmo capovolgere la situazione in Siria nel giro di un mese. Senza armi il conflitto invece non so quanto potrà durare, ma so che i danni saranno veramente ingenti”. Il generale, che ha studiato in Germania, rpima di diventare un membro dell’esercito siriano, ha anche puntato il dito contro Hezbollah: “Noi non vogliamo intervenire nella politica di altri Paesi, loro invece si sono dimostrati tutt’altro che neutrali, sono anzi funzionali al progetto di Assad che ha detto che il conflitto siriano potrebbe essere una miccia capace di incendiare l’intera regione”.
Ad appoggiare le sue richieste è stato lo stesso presidente del gruppo Alde, Guy Verhofstadt, che ha accusato la comunità internazionale e l’Ue di “codardia e irresponsabilità”. Secondo il politico fiammingo “bisogna fare qualcosa per fermare la tragedia in atto in Siria, c’è più di un milione di rifugiati nelle nazioni vicine. Dobbiamo perciò imporre una ‘No fly zone’ e fornire armi all’Esercito siriano libero per permettergli di difendere la popolazione dai brutali attacchi che il regime di Assad compie contro di lei ogni giorno”.
Alfonso Bianchi
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