I grillini citano Simone Veil e invocano la fine dei partiti politici per realizzare infine la vera democrazia. Ma per citare Simone Veil bisognerebbe averla letta, come anche quell’altro centrale pensatore del partito politico che fu Maurice Duverger. Allora si scoprirebbero tante sfumature di questo pensiero, tante diverse concezioni di Stato, ci si accorgerebbe che anche il concetto di libertà non e monolitico e che ad esempio le efficienti socialdemocrazie scandinave sono ben poco libertarie. Ma non perché non sono democratiche, semplicemente perché lassù il cittadino si fida a tal punto dello Stato da rinunciare a una parte della sua libertà affidandosi al buon senso del grande Leviatano. In Scandinavia i partiti sono strapotenti ma i cittadini sono contenti e prosperi.
Cos’è dunque la libertà? Qual è quella vera? Tutte domande a cui i grillini non sapranno rispondere perché loro non pensano, non leggono, loro surfano soltanto sulle cose. I grillini non sono certo un partito ma non sono neanche un movimento. Sono solo una folla, tanto simile a quella eterna folla italiana di Renzo Tramaglino nei Promessi Sposi: si scagliano ora di qua ora di la’ al richiamo di uno slogan. Stiamo pur certi che si dilegueranno appena avranno rimediato il loro pane. L’ultimo slogan della folla grillina è ora un appello all’unione dei PIGS contro la sopraffazione dei paesi ricchi. Sarà la crociata delle parrucchiere elette dal popolo contro i banchieri eletti dai loro consigli di amministrazione. Chissà che a mettere insieme i nostri debiti con quelli di Grecia, Spagna e Portogallo non diventiamo ricchi.
Intanto in Sicilia i grillini stanno dimostrando la loro corta visione della realtà. Bloccando il rigassificatore forse salveranno il paesaggio ma non salveranno tanti giovani dalla disoccupazione e toglieranno un’occasione di sviluppo in più al loro territorio. Forse non è a Melilli che si doveva costruire il rigassificatore, forse il nostro vero petrolio è il nostro patrimonio culturale. Ma allora serve una politica, tanta politica seria per investire nella cultura e farla fruttare. Anche queste sono cose che non si fanno dalle piazze ma dalle istituzioni. L’Italia non ha una politica coerente in materia di energia da quando ha bocciato il nucleare e sbatte di qua e di la come una farfalla notturna davanti a un lampione. I grillini risolveranno la questione spegnendo il lampione. Chiudere i rigassificatori non è la soluzione. Senza energia non c”e lavoro e non c’è sviluppo.
La soluzione è nel pensare lontano, nel progetto che travalica l’immediato. Ma solo le istituzioni di uno Stato sono capaci di costruire strumenti politici che incidono davvero sul nostro futuro. Ce le abbiamo, basterebbe farle funzionare. Esattamente quello che i grillini non vogliono fare: mediare, discutere, confrontarsi con gli altri, usare le istituzioni per cambiare le cose e non solo sbraitare contro le cose che non cambiano. Ora ci sentiamo dire che i grillini hanno colto il sentire della gente perché sono andati nelle piazze. No, i grillini sono andati a sbraitare nelle piazze. Vicino alla gente non c’erano loro ma i buoni, vecchi e pazienti partiti, i sindacati con le loro associazioni. I grillini erano su Facebook a lanciare i loro impraticabili proclami, devoti di una democrazia virtuale dove i problemi si risolvono con un clic del mouse. Clic all’alta velocità, clic alle banche, clic allo spread e tana libera tutti. Vedremo ora in quali nuovi modi ci devasterà la peste grillina. Il partito folla dell’inestinguibile qualunquismo italiano, questa sì una nostra eccellenza.