Il professore al forum sulla competitività avverte: “Le politiche Ue vanno accompagnate”
E sul suo Governo dice: “Vista la situazione del 2011 ridurre il deficit era la priorità”
Bisogna fare di più per l’Europa, evitare di metterla in discussione e renderla meno credibile, e scongiurare che il populismo sfoci in una deriva anti-europeista. È il messaggio offerto dal presidente del Consiglio, Mario Monti, in una delle sue ultime uscite da capo del governo qui a Bruxelles. Il professore ha colto l’occasione della partecipazione al Forum europeo sulla concorrenza per affrontare temi che esulano dall’argomento principale (la concorrenza, appunto) e chiarire il suo pensiero dopo il risultato delle elezioni italiane, risultato che ha destato non poca preoccupazione nell’Ue e in diverse cancellerie. L’Europa non è il problema, l’Europa è la risposta al problema secondo il premier. “È ridicolo” dare tutte le colpe all’Ue, al contrario “è necessario contribuire alla credibilità delle politiche europee, ognuno secondo le proprie responsabilità”. Per questo motivo, enfatizza Monti, “ci devono essere strategie di accompagnamento e non di accomodamento alla politiche comunitarie se non vogliamo permettere che forze più semplicistiche, che alcuni definirebbero populistiche, le facciano deragliare”.
Il professore mette in chiaro di “non voler” dare giudizi su nessuno, ma sia pur in modo indiretto rivolge critiche velate ad alcuni Paesi membri dell’Ue, colpevoli di contribuire a indebolire l’affidabilità dell’Ue. “La credibilità delle politiche europee – avverte – può soffrire se altre nazioni chiedono il rinvio del raggiungimento degli obiettivi, e lo ottengono”. Un riferimento alla Spagna, che ha chiesto e ottenuto un anno in più per portare il deficit sotto la soglia del 3%, come richiesto dal patto di bilancio europeo (o ‘Fiscal compact’), siglato da 25 Paesi membri dell’Ue (Gran Bretagna e Repubblica Ceca si titarono fuori). E così Monti ci tiene a precisare che in Italia “non abbiamo considerato l’ipotesi di chiedere il rinvio di un anno” per arrivare al pareggio strutturale.
Si prende i suoi meriti Monti. Dopo aver preso le redini dell’Italia in un momento in cui le cose proprio non andavano, oggi tira le somme. Ammette che “la situazione dei mercati finanziari che c’era alla fine del 2011, quando questo governo è entrato in carica” era tale da “non lasciare altra scelta che adottare politiche di riduzione del deficit”, ma malgrado ciò Roma “non ha richiesto alcuno scudo anti-spread, ma sono molto orgoglioso che l’Italia abbia contribuito alla creazione di questa possibilità”. Un risultato che non tutti riescono a vedere per ciò che vale realmente. E questo perché, ricorda Monri, “le riforme richiedono tempo per dare risultati”. Bisogna saper attendere. “Se portate a termine, le riforme compiute nell’ultimo anno produrranno un potenziale di crescita del Pil del 5,75% in cinque anni e del 10,5% nel lungo termine”. A patto che si creda nel progetto europeo.
Renato Giannetti