Forse in Europa avrebbero preferito anche una vittoria di Beppe Grillo, o di Antonio Ingroia. In fondo Cipro ha appena salutato un presidente della Repubblica comunista, che era stato, fino a meno di due mesi fa, presidente di turno dell’Unione. Il risultato di ieri è invece la cosa peggiore per i leader europei “non avere una controparte con cui discutere è la bestia nera per l’Unione”, spiegano a Bruxelles. E soprattutto il terrore è che l’effetto drammatico già visto ieri sui mercati possa diffondersi e dare il via a quel “contagio” che si è sempre accortamente lavorato per evitare.
A Bruxelles si era fatto di tutto per sostenere Mario Monti, certo non ci si aspettava un risultato così modesto, non si era neanche lontanamente percepito il successo che avrebbe raggiunto Grillo. Si era sperato nel professore per lungo tempo, poi si era accettato di buon grado Pierluigi Bersani, “andiamo nella stessa direzione”; disse dopo un incontro con il leader del Pd l’allora presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, premier popolare del Lussemburgo. Invece è andata nel modo peggiore in cui potesse andare. Vista da Bruxelles la situazione italiana è un disastro perché l’ingovernabilità è una condizione paragonabile alla peste. Contagiosa e incontrollabile. “Un governo solido, quale esso sia, è qualcosa con cui si può avere un confronto, se non c’è un governo non si può contare su nulla”, spiegano nella capitale dell’Unione.
I politici non commentano volentieri, la si prende alla larga. “I cittadini – dice Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo a metà pomeriggio – si sono espressi, ora dobbiamo aspettare i risultati e vedere che possibilità ci sono di formare un governo stabile”. Il tedesco ha espresso il sentimento comune, il desiderio di tutti che ci fosse in Italia qualcuno, a quel punto quasi chiunque, potesse garantire un governo stabile. C’è grande preoccupazione, e i mercati ne sono stati fedeli testimoni. Quello che sta succedendo lo spiega un’analisi del quotidiano progressista britannico The Guardian: visto l’alto debito pubblico italiano, “se gli investitori perdono fiducia nella capacità o la volontà dell’Italia di porre rimedio questo potrebbe diffondere il panico sul mercato dei titoli di stato”. La questione riguarda dunque tutti, e caso vuole che oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incontri la cancelliera tedesca Angela Merkel. L’appuntamento è fissato da mesi, ma ora i due maggiori protagonisti della caduta di Silvio Berlusconi (per tacere dell’oramai dimenticato Nicolas Sarkozy) e dell’ascesa di Mario Monti si dovranno confrontare sul fallimento strategico della loro mossa, dopo una vittoria che rischia di essere tutta tattica sullo spread.
Secondo Le Monde “le misure anticrisi e di austerità imposte negli ultimi mesi da parte del governo tecnico di Mario Monti hanno fortemente influenzato queste elezioni”. Il quotidiano francese riconosce che “Silvio Berlusconi, che nel 2011 era andato via tra i fischi lasciando l’Italia sull’orlo di asfissia finanziaria, ha fatto una rimonta spettacolare promettendo di abbassare le tasse e anche di pagare una tassa imposta dal governo Monti”, l’Imu. Il nome dell’Italia è sempre più spesso accostato a quello della Grecia, che sull’altare dell’austerità ha immolato tre governi, prima di trovare una coalizione che reggesse un po’. Sulla base dell’analisi dell’eurodeputato liberale inglese Andrew Duff secondo il quale “il sistema elettorale italiano distorce la volontà delle persone – sostiene – nella stessa misura in cui lo fa quello britannico”, si ragiona anche sulla possibilità che l’Italia torni presto al voto, come si fece in Grecia, nella speranza che dai e dai si possa trovare una maggioranza. Un’Italia senza guida è una mina vagante.
Però c’è tanta delusione perché non ci si aspettava una debacle così forte per il professor Monti. Il quotidiano belga Le Soir, molto attento alle questioni dell’Unione, sottolinea come in Italia “l’unica cosa certa è la sconfitta di Mario Monti”. Che ora a Bruxelles rischia di tornare più volte del previsto, se, come sembra, ci vorrà del bel tempo prima di formare un nuovo governo.
Lorenzo Robustelli (Da Il Secolo XIX di oggi)