Secondo i dati della Commissione europea il numero cresce pressoché ovunque
Il commissario per l’Occupazione Andor: “Servono politiche sociali più incisive”
In Italia la povertà aumenta, nonostante si investa anche di più della media comunitaria in politiche sociali, ma queste non producono risultati, e nel Paese la situazione si aggrava. È il quadro tracciato dalla Commissione europea in occasione della presentazione del ‘pacchetto Investimenti sociali’, lo strumento per la definizione di politiche di assistenza e tutela più incisive. Un pacchetto reso necessario per soddisfare gli obiettivi europei di crescita intelligente e sostenibile del 2020, un programma che si pone come obiettivi quello di ridurre a 20 milioni il numero di persone a rischio povertà e quello di portare al 75% il tasso di occupazione per la popolazione di età comprese tra i 20 e i 64 anni. Obiettivi da cui l’Italia si allontana sempre più: anziché aver ridotto la povertà, in tre anni nel nostro Paese si sono aggiunti due milioni di poveri. Dal 2008 al 2011 i cittadini a rischio esclusione sociale sono passati da 15,1 milioni a 17,1 milioni, mentre il tasso di occupazione è calato dal 63% al 61,2%. Ciò nonostante Roma destini il 29,9% del Pil a politiche sociali, lo 0,5% in più della media europea.
“Queste analisi dimostrano che la spesa sociale, quando è lungimirante, si rivela proficua”, sottolinea il commissario europeo per l’Occupazione e gli Affari sociali, Laszlo Andor. Una frase che sancisce la bocciatura delle autorità italiane, non in grado di arginare la crisi sociale e anzi, responsabili di averla acuita come in tutta Europa. L’Italia non è sola: il numero delle persone a rischio è cresciuto anche in Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna e Svezia. In diciannove Stati su ventisette la situazione è peggiorata, e anche nei Paesi dove si è affievolito il livello di cittadini a rischio povertà, l’indicatore occupazionale comunque ha registrato flessioni.
Con il nuovo pacchetto si chiede agli Stati membri “un nuovo approccio” per le politiche sociali e “un nuovo utilizzo” degli strumenti comunitari. In sostanza si invita a un utilizzo migliore delle risorse, in particolare quelle del Fondo sociale europeo, e a politiche più incisive. In particolare la strategia della Commissione Ue intende rispondere a tre obiettivi: garantire che i sistemi di protezione sociale soddisfino i bisogni delle persone nei momenti critici della loro vita; semplificare le politiche sociali e concentrarsi sugli effettivi destinatari, così da fornire sistemi di protezione sociale adeguati e sostenibili; e infine perfezionare le strategie di inclusione attive negli Stati membri.
“Gli investimenti sociali sono fondamentali per emergere dalla crisi più forti, più coesi e più competitivi”, ha sottolineato Andor, per il quale “nel rispetto degli attuali vincoli di bilancio è opportuno che gli Stati membri rivolgano la loro attenzione al capitale umano e alla coesione sociale”. Tale azione “è di importanza decisiva per compiere reali progressi verso il conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020”.
Renato Giannetti